Alla fine Marzo ha deciso di mostrare il suo volto decisamente invernale con il ritorno di configurazioni bariche che nulla hanno a che fare con la primavera. Difatti, proprio a partire da domani, una parte dell’aria molto fredda, di origine polare continentale, che scivolerà sopra le pianure e i bassopiani della Russia europea comincerà ad estendersi anche a buona parte dell’Europa orientale, favorendo l’apertura di un “canale di correnti molto fredde”, d’estrazione continentale nei bassi strati, che dalle pianure Sarmatiche si propagheranno, gradualmente verso la Bielorussia e l’Ucraina, con successivo interessamento, ad inizio della nuova settimana, di Polonia, Slovacchia, Romania, Moldavia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Austria, Repubblica Ceca e Germania.
In sostanza ciò, con l’isolamento fra il mar di Norvegia e la penisola Scandinava di un robusto anticiclone, con massimi prossimi ai 1040 hpa, favorirà l’apertura della porta di nord-est, con l’avvento dei freddi venti di bora e grecale sulle nostre regioni. Ebbene precisare che l’aria che raggiungerà l’Italia sarà di tipo polare continentale, e non artica.
Quindi parliamo di freddo continentale, ma non di gelo, visto che ormai siamo in Marzo inoltrato e l’insolazione nelle vaste aree continentali dell’Europa orientale comincia a scaldare maggiormente l’aria nelle ore diurne. Uno degli elementi che lascia supporre tale tesi è proprio il comportamento dell’anticiclone delle Azzorre, il quale predisporrà i propri elementi più orientali in direzione della Scandinavia, elongando un proprio cuneo anticiclonico fino al cuore della penisola Scandinava.
In genere, con questo tipo di assetto barico, il bordo più meridionale dell’ampia struttura anticiclonica scivola fino all’Italia settentrionale, al di là dello spartiacque alpino, interagendo direttamente con la circolazione depressionaria (“Doris”) che dallo Ionio tenderà a spostarsi in direzione della Grecia e del mare Egeo.
La presenza di questo robusto promontorio anticiclonico fra le Isole Britanniche e la Scandinavia, mentre sul Mediterraneo centrale domina una depressione, in lenta fase di colmamento, determinerà la condizione sinottica ideale per l’attivazione della bora sul Golfo di Trieste e lungo le coste di Istria e Dalmazia. In questo caso, il “gradiente barico orizzontale” (differenze di pressione) che si origina lungo i margini delle due figure bariche antagoniste, origina un intenso flusso nord-orientale o orientale che richiama masse d’aria fredde e molto dense di origine continentale che dalla pianura Danubiana e dall’area dei Carpazi si muovono verso i rilievi dell’altopiano del Carso e le Alpi orientali.
Una volta raggiunti i monti del Carso e le Alpi orientali le masse d’aria fredde e molto dense, di origine continentale, sono costrette a incanalarsi lungo i bassi valichi (definite anche come porte) presenti sui monti del Carso e sulle Alpi Dinariche (Bosnia Erzegovina), per traboccare con furiosi “deflussi” (raffiche di caduta vorticose e turbolenti) verso le coste adriatiche, il breve tratto costiero sloveno e le coste dalmate, fino alle porte di Zara-Zadar, con risentimenti sulle Bocche di Cattaro, in Albania.
Questi valichi naturali, caratteristici del Carso, favoriscono l’incanalamento dei venti, provenienti dai quadranti orientali e settentrionali, convogliandoli, tramite fortissime raffiche di caduta e turbolenti deflussi, che agevolmente possono sfondare la soglia dei 120-130 km/h, in direzione del mar Adriatico.
Il valico più importante, dove si origina la potente Bora che poi va a sferzare Trieste e l’area del Golfo, è quello di Postumia, un grande intaglio che è posizionato tra l’altopiano carsico del monte Nanos e il comprensorio montuoso del monte Nevoso. Proprio questa è la porta dove si origina il flusso della Bora che scendendo dal Carso si tuffa su Trieste e sul golfo, con raffiche molto forti che vengono rese ancora più violente dalle forti differenze di densità, di pressione e di “gradiente termico” che si verificano fra la pianura Danubiana, l’altopiano del Carso, solitamente molto fredde, e le sottostanti coste adriatiche, molto più temperate e umide.
Queste notevoli differenze, se associate a “gradienti barici orizzontali” di una certa rilevanza tra Balcani, Adriatico e Italia centro-settentrionale, possono generare delle vere e proprie tempeste, con raffiche di uragano, che vengono rese molto furiose e turbolenti durante lo scivolamento dall’altopiano del Carso verso la parte più interna del Golfo di Trieste, dove non di rado si registrano raffiche ad oltre 150-160 km/h, in grado di apportare danni a strutture e edifici.
Quando raggiunge il Golfo di Trieste le impetuose raffiche, ad oltre i 100 km/h, creano spettacolari vortici e soffiate di salino, generando anche un consistente moto ondoso di deriva, molto pericoloso per navi e imbarcazioni di piccola stazza, costrette per tal motivo a rinforzare sensibilmente gli ormeggi non appena le folate superano i 100-110 km/h. Se l’ipotesi del modello europeo verrà ulteriormente confermata nei prossimi giorni le regioni settentrionali e quelle adriatiche, in particolare i settori appenninici esposti ad est, potrebbero essere esposti anche a nevicate fino a bassa quota, oltre ad un consistente calo termico. Ma per esserne più chiari sull’evoluzione meteorologica della prossima settimana non ci resta che attendere i nuovi aggiornamenti dei centri di calcolo internazionali. Per monitorare la situazione in tempo reale ecco le pagine relative al nowcasting: