Viaggio nella Garbatella, uno dei quartieri più affascinanti di Roma

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La Garbatella è uno dei cuori pulsanti, sanguigni e popolari di Roma; uno di quei rioni che vive del connubio inscindibile tra il corpo (lotti, giardini, stenditoi, piazze, case basse ecc.) e l’anima, i suoi splendidi abitanti con la loro istintiva socialità e umanità. Ancora oggi il nome “Garbatella” è oggetto di discussioni quanto alle sue origini. Secondo un’ipotesi molto diffusa, il quartiere si chiamerebbe così per l’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria, Carlotta o Maria, così tanto benvoluta dai viaggiatori, da essere soprannominata “Garbata Ostella”, abbreviata in “Garbatella”.

Una seconda ipotesi sull’origine del nome, invece, fa riferimento al tipo di coltivazione della vite, detto “a barbata” o “ a garbata”, nella quale le viti vengono appoggiate ad alberi di acero o olmo, in uso nei terreni detti “dei 12 cancelli”, comprendenti l’attuale Via delle Sette Chiese, posseduti nel XIX secolo da monsignor Alessandrino Nicolai, ministro dell’agricoltura di papa Gregorio XVI . Un po’ di storia: anticamente il paesaggio era punteggiato da boschi, terreni, orti, aree tenute a pascolo brado, mentre molte proprietà si concentravano nelle mani di poche famiglie facoltose che che occupavano casali e ville.Il quartiere fu fondato negli anni 20 sui colli che dominano la Basilica papale di San Paolo Fuori le Mura. Dopo la 1° guerra mondiale, Roma visse una fase di grande sviluppo edilizio.

GARBATELLA 5Il settore sud della Capitale doveva essere connesso al lido di Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere che, alla fine, non fu mai scavato…canale che avrebbe dovuto fornire Roma di un porto commerciale molto vivo al centro della città e nella zona a ridosso del canale si sarebbero costruiti lotti abitativi, destinati ad ospitare i futuri lavoratori portuali. Fu con questa idea che il re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra a Piazza Benedetto Brin, il 18 febbraio 1920. Nell’iscrizione che commemora quel giorno, murata nell’edificio centrale della Piazza, si legge: “Per la mano augusta di S. M. il RE Vittorio Emanuele III l’Ente autonomo per lo sviluppo marittimo e industriale e l’istituto delle case popolari di Roma con la collaborazione delle cooperative di lavoro ad offrire quieta e sana stanza agli artefici del Rinascimento economico della Capitale. Questo aprico quartiere fondato oggi XVIII Febbraio MCMXX”.La Garbatella, noto ai più come luogo delle fortunate serie televisive “Caro mastro” e “I Cesaroni”, in cui, oltretutto, Nanni Moretti ambientò alcune scene di “Bianca” e Pasolini quelle dl romanzo “Una vita violenta”.

GARBATELLA 2Cosa visitare? Imperdibili Piazza Benedetto Brin, primissimo nucleo della Garbatella, i quattro alberghi suburbani, realizzati fra il 1928 ed il 1929 da un progetto di Innocenzo Sabbatini, edificati ad incastro, con una forma a Y, tranne l’Albergo Rosso, con la sua forma a bottiglia rovesciata. Sono conosciuti con nomi specifici: Albergo Rosso, così detto per il colore dlla tinteggiatura, Albergo Bianco, che s’affaccia su Piazza Biffi, Terzo Albergo e Albergo Giallo… costruiti in risposta all’emergenza abitativa che caratterizzava la città dell’epoca, dovendo ospitare un gran numero di sfollati a causa delle trasformazioni urbanistiche del centro di Roma.Tra i luoghi d’interesse: la Fontana di Carlotta con l’adiacente Scalinata degli Innamorati, il Palladium e, in epoca più recente, l’Air Terminal che, in occasione dei campionati mondiali di calcio dl 1990 doveva unire l’aeroporto di Fiumicino alla città. Ed ancora, l’orologio della torre dell’Albergo Rosso che per anni ha segnato le 11:25, ora di inizio del bombardamento che il 7 marzo 1944 colpì l’intera zona, radendo al suolo gran parte del quartiere.

GARBATELLA 3Tra le principali chiese: la “Chiesoletta”dei Santi Isidoro ed Eurosia, in via delle Sette Chiese, unita, attraverso l’oratorio, alla Chiesa di S. Filippo Neri in Eurosia, e la Chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella in piazza Damiano Sauli, oltre al Convento dei Frati Minoti Cappuccini in via Pomponia Grecina. Nel giardino pubblico, ex Vigna Serafini, vi è l’ingresso delle catacombe di Commodilla, risalenti all’incirca al IV secolo d.C., il cui nome deriva, forse, dalla fondatrice o proprietaria del terreno su cui si sono sviluppate. Riscoperte nell’800 dopo un lungo periodo di abbandono e restaurate all’inizio del secolo successivo, sono rilevanti anche sotto il profilo linguistico: in esse è presente un’iscrizione che rappresenta una delle testimonianze più importanti del passaggio dal latino al volgare: “Non dicere illa secrita a bboce” (non dire a voce alta quelle parole segrete); una suora di promemoria che un religioso si appuntò sulla parete della catacomba al fine di non pronunciare una parte della messa che, secondo la liturgia, doveva essere recitata a bassa voce.

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