“Non si è mai parlato tanto della ricerca italiana. Chissà che lo scontro sullo Human Technopole non sia l’ occasione per ripensare il modo di finanziare e indirizzare la scienza nel nostro Paese. Noi a Genova con l’Iit abbiamo creato un modello che funziona, sta alla politica decidere se esportarlo o no”. Ad affermarlo è Roberto Cingolani, 55 anni, fisico e direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, che, in un’intervista a “La Repubblica”, interviene così riguardo le accuse di volersi impadronire con metodi impropri dell’ex area Expo di Milano e assicura che nell’area Expo ci sarà il meglio della ricerca con lo Human Technopole.
Cingolani ‘difende’ l’unicità dell’Iit, “perché è qualcosa di unico in Italia”, “un luogo paragonabile è il Cern di Ginevra”, dice, aggiungendo che all’Iit “usiamo lo stesso metodo per reclutare i ricercatori. Se ci serve uno specialista mettiamo un annuncio sulle principali riviste scientifiche. Riceviamo le domande con i curriculum e li sottoponiamo a un panel internazionale e indipendente che li valuta”. ed ora, sottolinea ad esportare questo modello nello Human Technopole, è “il primo ministro Renzi ha chiesto all’ Iit di redigere una proposta di piano scientifico per il sito di Expo e intorno alle sue tematiche. Ha anche richiesto che questo fosse fatto collaborando con le università milanesi. Il progetto è stato consegnato allo Stato, che prenderà le sue decisioni”. “Non sono stati assegnati 150 milioni a nessuno. La cifra -chiarisce- si riferisce al fabbisogno finanziario stimato per l’ infrastruttura del Technopole a regime. Quando si fa un progetto, si deve avere una stima di quanto costa altrimenti chi deve valutare e decidere non ha tutti gli elementi. La decisione di fare un bando o meno spetta allo Stato. Un bando sarebbe stato possibile nel 2008, quando si decise di fare Expo in Italia e ci sarebbe stato il tempo necessario. Nel 2015 credo che i criteri di urgenza fossero ben diversi”.