Nel 2015 il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS) ha effettuato in Italia più di settemila interventi di soccorso, per un totale di circa 145.000 ore. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato 31.383 soccorritori del CNSAS. I dati statistici confermano una sostanziale stabilità rispetto al 2014. Questi i dati contenuti nel comunicato diffuso sulla pagina internet del corpo di soccorso del Club Alpino Italiano.
Negli ultimi dieci anni, secondo quanto comunica il CNSAS, il numero di interventi è passato gradualmente dai 5568 del 2006 ai 7153 del 2014, con un picco nel 2011, quando le operazioni di soccorso sono state 8299; una tendenza che ha comportato anche un conseguente maggiore impegno di operatori e tecnici, dovuto all’aumento delle persone soccorse.
I dati mostrano come il maggior numero degli interventi di soccorso sia stato realizzato nei mesi estivi, quando è massima la frequentazione delle zone di montagna per attività escursionistiche e sportive di vario tipo. Gli interventi sono stati 980 a luglio, 1277 in agosto; cifre inferiori invece per i mesi di aprile (358), maggio (370), novembre (300) e dicembre (368).
Nella maggior parte dei casi, le persone soccorse hanno presentato ferite non gravi (2662 – 37,3%) oppure risultavano illese (2320 – 32,5%). I feriti gravi sono stati 1265 (17,7%), mentre i decessi sono stati 429 (6%).
Le persone di sesso maschile incidentate sono il 71% del totale (5106), le persone di sesso femminile il 29% (2040), un dato che si ripresenta ogni anno. La fascia d’età più coinvolta negli incidenti è quella fra i 50 e i 60 anni (1106), seguita da quella fra i 40 e i 50 (1040), poi 60-70 (874), 20-30 (834), 30-40 (830), 70-80 (594), con numeri inferiori per i ragazzi tra i 10 e i 20 anni (576) e i bambini fino a 10 anni (165), mentre sono state 185 le persone soccorse oltre gli 80 anni.
Solo il 6,2% (445) delle persone soccorse dal CNSAS è risultato essere iscritto al CAI: nel 93,8% dei casi (6071 persone) non si avvale quindi dei vantaggi che l’iscrizione comporta, in termini di copertura assicurativa e di attività di formazione e informazione sulla prevenzione del rischio in montagna.
I cittadini italiani soccorsi sono stati l’80,5% (5753), seguiti da tedeschi (554 – 7,8%), francesi (94), austriaci (82) e svizzeri (62), che insieme arrivano al 3,3%; il 5,7% (406) è costituito da altri cittadini europei, quelli provenienti da una trentina di nazioni differenti sono il 2,7% (195).
Secondo quanto riporta il comunicato del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, la caduta è la causa più frequente di incidenti in montagna (32,9%), seguita da malore (un dato che è da correlare con l’invecchiamento della popolazione). Seguono la perdita di orientamento, l’incapacità, il ritardo e lo sfinimento.
“Oltre un quarto degli interventi – segnala il CNSAS – potrebbero essere evitati con un’attenta programmazione degli itinerari e la consapevolezza delle proprie capacità escursionistiche, alpinistiche o sportive”.
Altra causa di incidenti è la mancata consultazione preventiva dei bollettini meteorologici. La maggior parte delle operazioni di soccorso è avvenuta in aree montane, e le attività dove si sono riscontrati più incidenti (in numero) sono l’escursionismo, lo sci in pista e l’alpinismo.
Pochi giorni fa è stata lanciata l’iniziativa “Sicuri sul sentiero”, che si terrà in tutta Italia il 19 giugno. Una giornata di prevenzione degli incidenti in montagna, che spesso sono causati da cattiva preparazione e scarsa informazione sui rischi che si corrono e sull’equipaggiamento adatto.