Ambiente: il clima del futuro dipende dalla sfericità delle particelle

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Grazie ad una innovativa tecnica di misurazione e a una storica carota di ghiaccio estratta negli anni 70 dalle profondità dell’Antartide orientale, un gruppo di ricercatori dell’Università Statale di Milano e di Milano Bicocca ha potuto studiare le proprietà delle microparticelle delle polveri minerali intrappolate negli strati di ghiaccio. Il risultato è stato davvero rilevante: l’effetto della non-sfericità delle particelle influisce sulla radiazione trasmessa al suolo attraverso l’atmosfera con variazioni fino al 30%. Allo studio, i cui risultati sono appena stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature.Non siamo i primi a dire che la forma di queste particelle è importante – hanno osservato Maggi, Potenza e Delmonte – ma siamo stati i primi a misurarla direttamente nelle polveri ‘fossili’ e a valutare il loro impatto sul clima. Le polveri tendono ad avere un effetto climatico di raffreddamento anziché di riscaldamento e, se riusciamo a capire meglio il ruolo delle polveri nell’evoluzione climatica del passato, potremo prevedere con maggior precisione i cambiamenti climatici del futuro“.

Dopo oltre due anni di lavoro per mettere a punto le tecniche di indagine, anche attraverso accurate simulazioni numeriche, i ricercatori hanno ricavato le proprietà ottiche di centinaia di migliaia di particelle in diversi periodi climatici che coprono gli ultimi 25 mila anni. Le particelle, infatti, vengono conservate negli strati di ghiaccio che, depositati anno dopo anno, raccontano la storia di ciò che si trovava nell’atmosfera nei millenni passati. Questo ha permesso di ricostruire come le polveri minerali naturali influenzassero il clima del Pianeta prima che gli esseri umani con l’industrializzazione ne modificassero il comportamento.

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