Una dieta esclusiva a base di banane e latte, iperfagia, fissazioni alimentari per un solo cibo, persino ingestione di oggetti non commestibili. La demenza frontotemporale è associata a una vasta varietà di comportamenti alimentari alterati, che peggiorano la situazione già difficile del paziente. Una review condotta da ricercatori della Sissa di Trieste e pubblicata su ‘Neurocase’ mette ora ordine in questo campo, con particolare attenzione ai meccanismi cerebrali che potrebbero essere coinvolti nei sintomi. E potrebbe rivelarsi utile anche per comprendere i disordini alimentari nelle persone sane. La ‘Banana lady’ descritta da Andrew Kertesz mangiava solo banane e beveva litri e litri di latte ogni giorno. Continuava a chiedere al marito di assicurarsi che in casa ci fossero sempre abbastanza latte e banane. Dopo la sua morte, l’analisi del cervello confermò la diagnosi già fatta dai medici: la donna era affetta da demenza frontotemporale, una demenza senile seconda per incidenza solo alla malattia di Alzheimer. La review sistematica condotta da Marilena Aiello, ricercatrice della Sissa, in collaborazione con Vincenzo Silani (Irccs Istituto auxologico italiano di Milano) e Raffaella Rumiati, professoressa e coordinatrice del Laboratorio Insula (Neuroscienza e società) alla Sissa, suggerisce nuove linee di ricerca. “Abbiamo messo insieme quello che appariva come un’immagine frammentaria, focalizzandoci sul tipo di disturbi e sulle ipotesi sui meccanismi cerebrali alla loro base – spiega Aiello – Questo potrà essere utile anche per capire i comportamenti alimentari alterati nelle persone sane“. I disturbi descritti dalla letteratura sono molteplici: si va dal semplice aumento dell’appetito alla sovralimentazione incontrollata, dall’assenza del senso di sazietà fino ai cambiamenti nelle preferenze alimentari, in certi caso molto singolari, come per Banana lady. Si può arrivare addirittura all’ingestione di oggetti. Si osservano anche altri comportamenti legati all’alimentazione piuttosto stravaganti, come quello di rubare il cibo dal piatto degli altri. “Naturalmente questi comportamenti sono problematici, sia a livello sociale, ma anche per quel che riguarda la salute del paziente che tende ad aumentare di peso – precisa Aiello – anche se in ogni individuo si possono osservare conseguenze diverse. C’è anche chi perde peso, perché si alimenta con una gamma ristretta di cibi in maniera ossessiva“. I ricercatori identificano alcune zone cerebrali collegate, in particolare la corteccia orbito-frontale e un probabile coinvolgimento dell’ipotalamo. L’ipotalamo è unarea del cervello che regola le interazioni fra la quantità di cibo consumata e l’omeostasi energetica dell’organismo. “L’origine delle anomalie alimentari nella demenza frontotemporale è probabilmente multifattoriale – prosegue Aiello – E’ possibile che sia implicata un’alterazione del sistema nervoso autonomo. Il danno all’ipotalamo potrebbe causare una perdita del segnale inibitorio, che quindi provocherebbe comportamenti come l’iperfagia“. Ci sono probabilmente anche fattori sensoriali e cognitivi, continua il ricercatore, che complicano il quadro: “Per esempio in quei pazienti che mangiano gli oggetti c’è forse un problema di natura semantica, di riconoscimento dell’oggetto e delle sua funzione“. Meccanismi “interessanti per comprendere la malattia e mettere a punto terapie ottimali per contrastare questi sintomi“, conclude.