Manca poco al momento in cui la sonda Juno arriverà vicino a Giove, dopo aver percorso quasi tre miliardi di chilometri per raggiungere il pianeta più grande del Sistema Solare. Sarà un incontro ‘estremo‘, nel quale la sonda della Nasa sarà accolta in un ambiente e in un’atmosfera quasi da sogno: scintillanti aurore polari, vortici atmosferici e numerosissime radiazioni. Alle 5,35 del 5 luglio (ora italiana) la sonda Juno (JUpiterNear-polarOrbiter) entrerà nell’orbita di Giove e si ritroverà immersa nell’ambiente più ricco di radiazioni del Sistema Solare, bersagliata dall’equivalente di 100 milioni di radiografie. Si ritroverà vicina al pianeta gigante “come nessun veicolo spaziale ha mai fatto“, ha spiegato la responsabile del programma per la Nasa, Diane Brown, e sara’ immersa nel gigantesco campo magnetico del pianeta, esteso 100 volte più del raggio di Giove, che misura fra 66.000 e 71.000 chilometri.
Juno, ovviamente, ha tutti i numeri per far fronte e sopravvivere ad un ambiente così pericoloso. Tutti i suoi strumenti sono schermati, primo fra tutti il sensore d’assetto italiano Autonomous Star Tracker, che si trova all’esterno della sonda ed è almeno quattro volte più robusto rispetto ai modelli più resistenti mai realizzati fino a questo momento. Costruito da Leonardo-Finmeccanica, il sensore ha finora aiutato Juno ad orientarsi nel Sistema Solare per arrivare a destinazione e, una volta in orbita le garantirà il mantenimento della giusta posizione per catturare dati scientifici. Ma Juno ha anche un ‘cuore’ italiano: lo spettrometro Jiram (JovianInfraRedAuroral Mapper) finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Campi Bisenzio (Firenze) sotto la responsabilita’ scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf), e KaT (Ka-Band Translator), progettato dall’Universita’ Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell’Asi.