Zika, febbre da Giochi: l’allarme per Rio 2016 resta alto

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Le Olimpiadi che si sono aperte a Rio de Janeiro (5-21 agosto) passeranno alla storia per essere la prima edizione dei Giochi svolti in Sudamerica, ma anche per l’allarme attorno al virus Zika. Il patogeno – trasmesso attraverso la puntura della zanzara Aaedes aegypti, in grado di provocare malattie quali la sindrome di Guillain-Barrè e, nei nascituri, microcefalia congenita – è esploso in Brasile circa un anno fa ed è ormai diffuso in oltre 60 Paesi. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – come si legge su l’Almanacco della Scienza – ha dichiarato l’emergenza planetaria nello scorso mese di febbraio, dopo un deciso aumento di casi di microcefalia (4.700 da ottobre 2015 a maggio 2016, contro i 150 del 2014).

Questi dati hanno indotto un gruppo di esperti di medicina a chiedere il rinvio dei Giochi (soluzione verificatasi soltanto durante le due guerre mondiali), all’Oms e al Comitato olimpico internazionale (Cio). “Gli appassionati di sport che possono permettersi di assistere ai giochi di Rio hanno scelto di correre i rischi associati allo Zika”, ha dichiarato Amir Attaran, dell’Università di Ottawa: “Quando alcuni di loro torneranno dopo aver contratto il virus, il rischio sarà esteso anche ai loro compatrioti”. L’Oms e il Cio hanno immediatamente respinto la richiesta, facendo notare che gli spettatori stranieri dovrebbero essere circa mezzo milione, contro i sei milioni di turisti che si recano in Brasile e i nove milioni di brasiliani che viaggiano all’estero ogni anno, con il rischio potenziale di diffondere il virus. Attaran ha evidenziato il rischio di diffusione di Zika “in Paesi che abitualmente non avrebbero grandi collegamenti con la città brasiliana”, ma l’Oms, ricordando che il periodo delle Olimpiadi coincide con l’inverno brasiliano, in cui le zanzare dovrebbero essere poche, ha confermato il regolare svolgimento dei Giochi.

Che pericolo corrono, dunque, atleti e spettatori? “Sono le donne incinte e quanti stanno provando ad avere un figlio le persone sottoposte ai rischi maggiori, dato che il patogeno riesce ad attraversare la placenta e a infettare il sistema nervoso centrale del feto, causando, in circa l’1% dei casi, gravi malformazioni congenite quali la microcefalia, malformazione neurologica nella quale la circonferenza del cranio è decisamente ridotta. In rari casi Zika può causare anche la sindrome neurologica di Guillan-Barrè, che provoca una paralisi temporanea e può portare alla morte”, spiega Giovanni Maga dell’Istituto di genetica molecolare (Igm) del Consiglio nazionale delle ricerche. Purtroppo, però, riconoscere l’infezione da Zika non è facile. “Il virus, in individui sani, è asintomatico nel 40-80% dei casi. Quando i sintomi si manifestano sono di tipo influenzale, accompagnati da eruzione cutanea. Se da un lato la guarigione può avvenire spontaneamente nel giro di una settimana, dall’altro il virus può rimanere nel liquido seminale per oltre un mese e trasmettersi sessualmente, anche parecchio tempo dopo l’infezione”, continua il ricercatore dell’Igm-Cnr.

La situazione non deve comunque creare allarmismi. “Le zanzare Aedes aegypti non sono presenti alle nostre latitudini, mentre la zanzara tigre, presente in Italia, trasmette poco efficientemente il virus. Quindi, il rischio che nel nostro Paese possa generarsi un’epidemia, è estremamente basso” cocnlude Maga. “Tuttavia, data l’elevata variabilità genetica del virus, la situazione deve essere attentamente monitorata, al fine di identificare eventuali mutazioni che consentano a Zika di adattarsi ai nuovi vettori”, conclude Maga.

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