Gli esopianeti in orbita intorno a sistemi binari potrebbero essere altrettanto comuni di quelli con un’unica stella, come il Sistema solare: lo afferma un team di astronomi dell’University of Edinburgh, in uno studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics.
“Abbiamo dimostrato che non c’è grande differenza tra sistemi binari o con una sola stella – afferma Mariangela Bonavita, una delle autrici dello studio –. Le stelle binarie sono state a lungo dimenticate. Adesso – spiega l’astronoma –, le cose stanno cambiando, grazie alla presenza di immagini dirette, merito soprattutto del telescopio spaziale NASA Kepler”.
La studiosa scozzese e il suo team – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno lavorato nell’ambito del progetto “The Search for Planets Orbiting Two Stars” (SPOTS), mettendosi a caccia di esopianeti in orbita intorno a stelle doppie. Secondo gli autori della ricerca, i sistemi binari sono molto diffusi nella nostra galassia. “Più della metà delle stelle nel nostro vicinato ha almeno un compagno”, sottolinea Bonavita.
L’osservazione di un esopianeta avviene quasi sempre indirettamente, attraverso l’analisi dei piccoli effetti gravitazionali indotti sulla stella, o dalla diminuzione della luminosità della stella stessa, dovuta al passaggio del pianeta che provoca piccole eclissi. Trovare, però, pianeti in orbita intorno a sistemi binari è una vera e propria sfida per gli studiosi, ancora più complessa della caccia a esopianeti attorno a stelle singole. Entrambi i metodi sono, infatti, più complessi in presenza di sistemi binari.
La ricerca di esopianeti in orbita intorno a sistemi binari si fa, ad esempio, difficile, secondo gli autori dello studio, quando le due stelle sono relativamente lontane l’una dall’altra. Può, infatti, accadere che il pianeta orbiti attorno a una sola delle due stelle. O che le orbite planetarie non siano stabili e l’esopianeta venga espulso dal sistema.
Nella loro ricerca gli astronomi scozzesi hanno stimato che, per avere un sistema stabile, le stelle binarie devono essere separate da una distanza non superiore a 150 miliardi di chilometri, circa mille volte la distanza Terra-Sole. “Se le stelle fossero troppo vicine, potrebbero ad esempio essere scambiate per un unico astro”, aggiunge Bonavita.
Quando una delle due stelle esaurisce il proprio combustibile nucleare e muore, espellendo gli strati più esterni e formando, ad esempio, una nana bianca, non è detto che l’esopianeta debba seguire un analogo destino. Potrebbe, infatti, continuare a sopravvivere al cataclisma. “Ma – conclude Bonavita –, è molto improbabile che sia abitabile. Ogni traccia di atmosfera verrebbe, infatti, spazzata via, e la sua superficie sterilizzata dalle radiazioni”.