Ambiente, Galletti: Italia in prima fila ma serve più educazione

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L’Italia è in prima fila sui temi ambientali e l’impegno deve continuare anche nei prossimi anni anche per rendere il Paese più competitivo in campo economico, ma non basta. Occorre diffondere più cultura ed educazione ambientale“. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti intervenendo, con un videomessaggio, all’incontro dal titolo ‘Processo ai cambiamenti climatici: esistono davvero, di chi è la colpa, come affrontarli?’, organizzato al Politecnico di Milano all’interno del calendario di Panorama d’Italia. Trattenuto a Roma da una riunione del Consiglio dei ministri, Galletti ricorda che “siamo leader in Europa, e forse anche nel mondo“, in termini di produzione di energia rinnovabile: “Abbiamo investito molto in questo settore – afferma – e oggi stiamo raccogliendo i risultati“. Inoltre “siamo tra i Paesi europei che negli ultimi anni hanno tagliato di più le emissioni di CO2, grazie anche a provvedimenti come l’ecobonus“. Per questo, aggiunge, “credo che questo impegno debba continuare anche nei prossimi anni” perché “oltre a rendere il nostro Paese più corretto, lo rende anche più competitivo in campo economico“. Tutto questo però, avverte il ministro, “non basta se non siamo in grado di sviluppare una nuova cultura ambientale“. Perché per l’Ambiente, “contano anche i piccoli gesti e per fare piccoli gesti ambientalmente corretti, bisogna avere una adeguata cultura ambientale“. E annuncia: “Come ministero stiamo puntando molto sull’educazione“, tanto che “nei prossimi mesi faremo gli Stati Generali dell’educazione ambientale partendo con il progetto ‘Formiamo i formatori’; l’obiettivo è avere degli insegnanti competenti che comincino già a partire dalle scuole a diffondere questo messaggio“. Il ministro, poi, fa il punto sullo stato dei lavori, ripercorrendo gli avvenimenti più importanti degli ultimi anni, a livello globale: “Il 2015 – dice – è stato un anno straordinario, con due eventi che segneranno il futuro del pianeta: il primo, lo scorso giugno, con l’enciclica ‘Laudato Si’ di Papa Francesco che ha dato un segnale fortissimo a credenti e non credenti, introducendo il tema fondamentale dell’ecologia integrale“. Nel testo “il Papa ci dice: ‘Parlando di AMBIENTE, voi parlate di temi sociali, politici ed economici“. I cambiamenti climatici “porteranno diseguaglianze nei territori, sommandole anche tra loro. Il che renderà i poveri ancora più poveri“. Inoltre “ci dice anche che nell’economia, l’AMBIENTE dovrà trovare un posto prioritario perché non è più possibile crescere come siamo cresciuti fino a oggi“. Cioè “mette in discussione il sistema economico globale che ha caratterizzato il 1900, avvertendoci del fatto che il tema dei cambiamenti climatici avrà un riflesso forte su questioni come l’immigrazione; avremo fino a 250 milioni di immigrati ambientali, come la siccità, che colpirà ampie zone del pianeta e porterà guerre e divisioni fra i popoli“. A questo grande appello del Papa, sempre nel 2015, “è seguito un evento storico, il grande accordo di Parigi della Cop21″, in base al quale “195 Paesi hanno sottoscritto impegni veri per combattere e contenere le emissioni della co2“. Per rendere l’idea della portata di questo accordo, Galletti spiega che “prima di Parigi, l’unico grande accordo su temi ambientali era stato quello di Kyoto, siglato oltre dieci anni prima da Paesi che rappresentavano in termini di emissioni solo il 12% delle emissioni globali, senza quindi la partecipazione di Paesi come Cina, Stati Uniti, India e Brasile, responsabili della maggior quantità di emissioni in atmosfera“. Il protocollo di Parigi “rappresenta invece il 95% dei Paesi” e inoltre, “così come è scritto, avrebbe dovuto entrare in funzione con la sottoscrizione di almeno 55 paesi che dovevano rappresentare almeno il 55% delle emissioni“. Quindi osserva: “Anche le più ottimistiche previsioni prevedevano qualche anno per la sua entrata in funzione” e “invece è già in funzione e sarà in vigore per la Cop22 che si terrà a Marrakech a metà del prossimo mese di novembre“. In soli 11 mesi, dunque, “il protocollo di Parigi è già e operativo“. Prima dell’accordo di Marrakech, assicura il ministro, “anche l’Italia sarà tra quei Paesi che avranno ratificato l’accordo di Parigi“. Del resto, “il documento è stato già ratificato dalla Camera mercoledì di questa settimana“; quanto al Senato, “verrà probabilmente ratificato entro la prossima settimana“.

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