Nessuno dei due farmaci maggiormente utilizzati per prevenire l’emicrania nei bambini risulta più efficace di un placebo, secondo uno studio Usa pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’. I ricercatori hanno terminato la loro ampia indagine in anticipo, certi che le prove fossero sufficienti a dimostrare la loro ipotesi, anche se i due prodotti – l’amitriptilina e il topiramato – hanno dimostrato di prevenire l’emicrania negli adulti.
Nei bambini invece “i medicinali non sono così efficaci come pensavamo e il placebo ha funzionato meglio di quanto si potrebbe pensare”, ha dichiarato Scott Powers, autore principale dello studio e direttore del Centro cefalee presso l’Ospedale dei bambini di Cincinnati. L’emicrania – ricorda il ‘New York Times’ che ha ripreso il lavoro – è una malattia neurologica caratterizzata da mal di testa pulsante, a volte accompagnato da nausea, vomito e sensibilità alla luce e al rumore. Si tratta di una condizione comune durante l’infanzia. Fino all’11% dei piccoli fra i 7 e gli 11 anni di età e il 23% dei 15enni ne soffrono. La verifica è avvenuta in 31 centri specializzati a livello nazionale, su 328 pazienti dagli 8 ai 17 anni assegnati in modo casuale al gruppo in cura con amitriptilina, topiramato o una pillola di placebo per 24 settimane.
L’obiettivo era appunto capire quale delle due opzioni fosse più efficace nel ridurre il numero di giorni con mal di testa, aiutando i bambini a non saltare la scuola. Si è scoperto che non c’è alcuna differenza significativa tra i campioni: il 61% del gruppo placebo ha visto ridurre i giorni di malessere del 50% o più, contro il 52% dei bambini in cura con amitriptilina e il 55% di coloro che hanno preso il topiramato. E non è emersa alcuna differenza significativa fra i tre gruppi nella riduzione dei giorni di scuola o di altre attività perse. Nel 2014 la Food and Drug Administration ha approvato il topiramato per la prevenzione del mal di testa negli adolescenti dai 12 ai 17 anni con meno di 15 giorni di cefalea al mese. Alla luce del nuovo studio, Powers spera che l’ente regolatorio riesamini tale decisione. “Semplicemente – dicono gli esperti – abbiamo dati negli adulti che ci dicono che i medicinali sono efficaci, ma nei bambini e negli adolescenti questi dati sono meno convincenti”.