Monza, Terzi: “A Seveso una storia di resilienza che dura da 40 anni”

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“Dall’evento di Seveso del 1976 è cominciata una storia di resilienza che dura ininterrotta da quarant’anni. Le istituzioni e i cittadini, nel corso di questi anni, hanno saputo dare vita a un percorso di rinascita senza precedenti. Grazie alla sinergia dei soggetti istituzionali e del tessuto socio economico lombardo, il grave incidente di Seveso è servito d’innesco per tante esperienze positive: il recupero ambientale, la ricerca scientifica, la normativa e i regolamenti sulla prevenzione e sulla sicurezza”. Lo dice l’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Claudia Terzi, intervenendo al Convegno ‘Resilienza e rischio nei 40 anni di Seveso’, tenutosi oggi all’Auditorium Centro Ricerche e Formazione Ambientali, a Seveso, in provincia di Monza.

Recentemente – continua Terzi – l’esplosione di due industrie e l’incidente in Germania hanno riportato questo tema alla ribalta della cronaca internazionale rimarcando l’importanza di un sistema di prevenzione e di gestione pronto a reagire attivando tutte le misure necessarie per ridurre il più possibile il rischio per persone o cose”. A livello numerico, ricorda l’assessore, l’Italia si posiziona al terzo posto con 1117 industrie, preceduta solo da Gran Bretagna con 1147 e Germania con 2119 realtà. Terzi spiega che la Regione Lombardia è caratterizzata da “un’elevata concentrazione” di stabilimenti a rischio di incidente rilevante. L’assessore regionale spiega che in Lombardia ci sono 132 siti ex art. 6, che sono gli stabilimenti a soglia inferiore, dei quali il 22% concentrati a Milano, il 16% a Brescia, il 14% a Bergamo e a Varese l’11%. Ci sono poi 149 siti ex art. 8, cioè stabilimenti a soglia superiore, concentrati principalmente a Milano per il 26%, a Bergamo si concentra il 19% e a Brescia il 16%. Questi stabilimenti, fa notare Terzi, “interagiscono con l’ambiente circostante, a sua volta caratterizzato da specifiche criticità”, e precisa che ciò comporta la necessità di una visione integrata dei rischi che ricadono sul territorio.

“In quest’ottica – conclude l’assessore – Regione Lombardia ha approvato nel 2008 il Prim, il programma regionale integrato di mitigazione dei rischi, grazie a cui è possibile conoscere il fattore di rischio integrato in un determinato territorio partendo dal presupposto che il rischio non può essere annullato. E’ uno strumento conoscitivo che permette di analizzare il rischio naturale, antropico e tecnologico presente sul territorio sia in maniera singola che integrata, ed è costituito dagli studi analitici dei rischi e da allegati cartografici di dettaglio che classificano con indici di rischio tutto il territorio regionale”. Terzi ricorda i “numerosi” incidenti rilevanti, ovvero quelli “le cui conseguenze negative possono determinarsi anche all’esterno dello stabilimento” tra cui: Flixborough, UK – Giugno 1974; Beek, NL – Novembre 1975; Seveso, IT – Luglio 1976; Mexico City, MEX – Novembre 1984; Bhopal, India – Dicembre 1984; Basel, CH – Novembre 1986; Baia Mare, RO – Gennaio 2000; Enschede, NL – Maggio 2000; Toulouse, F – settembre 2001; Buncefield, UK – Dicembre 2005, “che tuttavia hanno contribuito alla nascita delle direttive comunitarie in materia”.

Nel caso di Seveso, secondo l’assessore, la comunità “ha saputo reagire” indirizzando le scelte politiche per rilanciare il diritto a vivere sul territorio e “ha saputo essere resiliente” e spiega che la resilienza è l’insieme delle condizioni di ripresa di un nuovo sviluppo dopo una agonia traumatica, un processo psichico, culturale e sociale. “A Seveso – prosegue – questa resilienza si è vista. La società che ha saputo assorbire il colpo dell’incidente, ha saputo reagire all’ipotesi di realizzazione di un inceneritore, ha saputo imporre soluzioni importanti quali la realizzazione del Bosco delle Querce, e ha saputo comprendere come la ricerca scientifica possa rappresentare un elemento determinante per la valutazione di questi rischi e interazioni con l’uomo e l’ambiente”.

A proposito della “Carta delle Città Resilienti”, firmata e promossa dai sindaci delle città colpite dalle stesse esperienze, che possono condividere le proprie competenze e conoscenze, l’assessore dice che rappresenta un “momento importante”, in cui si riconosce “lo stato che molte realtà territoriali hanno vissuto e la loro capacità di reagire, di coinvolgere e comunicare”.

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