La scossa di terremoto di magnitudo 4.3 a 270 km di profondità registrata alle 13,58 a Maratea (Potenza) non è collegata ai recenti terremoti (del 24 agosto e 26 ottobre) che hanno colpito la fascia appenninica dell’Italia centrale tra Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche. Lo sottolinea all’ANSA Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv-Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La scossa di oggi ha interessato la zona Sud della Basilicata, proprio al confine con la Calabria.
Il comune di Maratea, epicentro del terremoto, è l’unica cittadina lucana ad affacciarsi sul mar Tirreno. Tra i Comuni vicini all’epicentro, l’Ingv segnala anche Trecchina, Rivello, Nemoli, Lauria (Potenza) e Tortora (Cosenza). Per il momento non sono stati segnalati danni a persone o cose. Quello di oggi, spiega Amato, “fa parte del processo di sprofondamento di un pezzo di crosta oceanica dallo Ionio alla Calabria e fino al Tirreno. Parliamo di altra cosa rispetto a quanto sta succedendo sulla dorsale appenninica; è un altro mondo geologico. Anche ieri notte si era verificato un Terremoto al centro del mar Tirreno, a 474 km di profondità e di magnitudo più ampia, parliamo di 5.7. Quello di oggi, pur essendo di portata inferiore, e’ stato però più avvertito dalla popolazione locale perché avvenuto proprio sotto costa“. “Lo sprofondamento della crosta oceanica – aggiunge Amato – produce da sempre continue scosse, come avviene del resto sulla dorsale appenninica, che però in genere non si avvertono se non in presenza di picchi”. “Che tra i due processi ci sia una concomitanza – conclude Amato – non significa però che si sia un rapporto di causa ed effetto”.