Italia fra i più grandi consumatori di antibiotici negli allevamenti Ue con un consumo aumentato fra il 2013 e il 2014. È ciò che emerge dai dati dell’ultimo report dell’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) riportati da Ciwf, organizzazione internazionale per il benessere degli animali da allevamento, in occasione della Settimana Mondiale degli Antibiotici. Il rapporto Ema, pur rilevando una riduzione dei consumi fra il 2010 e il 2014 del 25%, evidenzia un cambio di tendenza con un aumento dei consumi fra il 2013 e il 2014. Il nostro Paese – scrive Ciwf – resta il terzo più grande utilizzatore di antibiotici in Ue e il nostro consumo è ben al di sopra della media dei Paesi membri. Le vendite riportate nel report Ema sono calcolate in termini di quantità di principio attivo utilizzato per unità di bestiame (l’unità viene chiamata ‘Population Correction Unit’ o Pcu) e l’uso in Italia nel 2014 è stato di 359,9 mg/Pcu, mentre la media delle 29 Nazioni europee (Eu/Eea) è di 152 mg/Pcu.
“L’uso massiccio di antibiotici – sottolinea Ciwf – è reso necessario da diversi fattori, tra cui le scarse condizioni di benessere con cui vengono allevati gli animali negli allevamenti. Molto spesso i trattamenti sono preventivi e di routine, per mantenere in vita gli animali, anche in condizioni terribili, fino al momento della macellazione. I dati dell’Ema mostrano che circa il 94% degli antibiotici utilizzati in Italia servono per i trattamenti di massa somministrati nei mangimi o nell’acqua”. Secondo Ciwf, è urgente che la ricetta elettronica per monitorare i consumi in maniera trasparente sia resa obbligatoria e che il Piano nazionale contro l’antibiotico resistenza in lavorazione contenga una strategia e degli obiettivi chiari e obbligatori di riduzione del consumo, soprattutto degli antibiotici di ultima generazione. “È ormai provato che l’uso elevatissimo di antibiotici in zootecnia ha una pesante responsabilità nell’insorgere del fenomeno dell’antibiotico resistenza che minaccia e colpisce anche gli esseri umani – afferma Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus – La zootecnia intensiva, invece di migliorare le condizioni di benessere animale, unico modo per ridurre l’uso di antimicrobici, continua a servirsene per mantenere lo status quo dell’allevamento intensivo, ovvero milioni di animali tenuti in condizioni pessime e sottoposti a ‘pratiche’ zootecniche incompatibili con i loro limiti fisiologici”. Ciwf torna quindi a chiedere, con una petizione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin lanciata sulla piattaforma di Change.org, di attuare con urgenza misure efficaci per monitorare e ridurre i consumi di antibiotici negli allevamenti.