Una Liguria fragile, che dopo il maltempo si sbriciola. Nel capoluogo, la notte scorsa, a Quezzi il cedimento di un muro e del terreno ha messo a nudo le fondamenta di un palazzo edificato nel greto del rio Fereggiano, il corso d’acqua che tracimò nell’autunno del 2011 e fece sei morti. Conseguentemente il palazzo è stato sgomberato nella notte, come i due prospicienti che erano minacciati da un eventuale crollo dell’altro edificio. Gli sfollati sono stati 168. Nel posto sono venuti giù 300 metri cubi di terreno, finiti nell’alveo del rio: i residenti sono stati svegliati alle due da un boato e dalle finestre hanno visto la terra cadere e scoprire le fondamenta del palazzo. Panico, poi la fuga: valigie in mano e la speranza di poter tornare al più presto. A tarda sera, dopo i sopralluoghi dei tecnici del Comune, dei vigili del fuoco e di un ingegnere strutturista incaricato dai proprietari dei terreni e degli edifici interessati hanno fatto rientro nelle loro case. I palazzi non prenentano danni strutturali.
Un primo segnale era arrivato circa venti giorni fa quando era stato oservato un piccolo cedimento di terreno. Poiché il terreno sbriciolato è di proprietà privata, il Comune aveva intimato di intervenire senza ottenere però alcuna risposta. Per cui l’amministrazione si era messa in moto, operando ‘in danno’ dei privati. Ma l’acqua caduta in due giorni ha accelerato gli eventi, seppellendo anche una ruspa della municipalizzata Aster che stava lavorando lì da giorni. Adesso i proprietari interverranno per mettere in sicurezza e per ripulire l’alveo del rio. “E’ colpa di come e’ stata costruita la citta’, e’ un episodio frutto della cementificazione” ha detto il sindaco Marco Doria durante il sopralluogo a Quezzi. Ipotesi confermata dall’assessore regionale alla Protezione civile, Giacomo Giampedrone che sottolinea: “Il cedimento e’ del tutto indipendente dal maltempo dei giorni scorsi”. Non e’ cosi’ per la frazione Monesi di Mendatica, in provincia di Imperia, dove il monte Saccarello si muove proprio per le piogge torrenziali. Il fronte franoso sta trascinando via le case di Monesi, tutta l’area è stata interdetta, e’ “zona rossa”, come per il terremoto, si raggiunge solo accompagnati dai vigili del fuoco. Dopo l’ultimo sopralluogo il Comune ha fatto sapere che molti immobili sono fortemente danneggiati, così come la viabilità che è distrutta. Monesi vive di seconde case, ha solo due abitanti che sono stati sfollati ieri.