C’è rabbia tra i familiari dei tre marittimi morti intossicati nella nave ‘Sansovino’ ormeggiata al porto di Messina. “Non si può morire in questo modo“, dice Paolo Parisi, fratello di Santo, motorista 52enne di Terrasini, padre di due figli. Le vittime si trovano all’obitorio del Policlinico di Messina, dove si sono radunati parenti, amici e colleghi. “Erano evidentemente allo sbando, senza alcun controllo, né sicurezza – incalza – non si possono abbandonare così al loro destino i propri lavoratori”. Come afferma anche Nino Natoli, suocero di Gaetano D’Ambra, 27enne di Lipari, sposato e padre di una bimba, secondo ufficiale, rincara la dose: “Non doveva essere lì, era un sottufficiale, ma veniva costantemente applicato a mansioni di operaio e manovalanza. Gli facevano svolgere compiti ai quali non era tenuto. Anche questa volta è accaduto così, qualcuno gli ha ordinato di scendere nel vano sentina dove non doveva essere lì è morto. Per questo mi aveva detto che voleva andarsene e che presto lo avrebbe fatto per venire a lavorare con me. E’ tutto assurdo e inaccettabile”.
Incidente Messina, la rabbia dei familiari: “Li hanno fatti morire”
