Dopo l’alluvione lampo di Sciacca, che ha causato ingenti danni e purtroppo anche un allevatore disperso, ora un’altra situazione critica si sta verificando proprio nell’area dei Peloritani, dove sono in corso autentici nubifragi e forti temporali che stanno causando la rapida piena dei principali corsi d’acqua. La presenza nei bassi strati di una linea di confluenza venti nei bassi strati, nel settore pre-frontale, fra i venti di SE attivi sullo Ionio e quelli più freschi da NO e N-NO che dal Tirreno si incanalano dentro lo Stretto di Messina, è l’elemento saliente che sta facendo “detonare” i moti convettivi, proprio lungo il settore ionico del messinese, favorendo l’attivazione di violente correnti ascensionali che si sono propagate lungo l’intera colonna troposferica, sfondando persino in stratosfera. Qui l’umido flusso sciroccale, attivo sul bacino ionico, si sta trovando la strada sbarrata dalla più fredda ventilazione da NO e N-NO che dal Tirreno si propaga verso lo Ionio, dopo essersi canalizzata all’interno dello Stretto di Messina. Lungo la linea di demarcazione fra le differenti ventilazioni (l’asse della confluenza venti) l’aria calda e molto umida convogliata dai venti di scirocco è costretta, di forza, a sollevarsi di colpo verso l’alto, favorendo la genesi di grosse cumulogenesi marittime, nel tratto di mare davanti il catanese e il messinese ionico, che hanno poi originato l’imponente sistema temporalesco a mesoscala attivo sopra la dorsale dei Peloritani.
Ai fattori dinamici al suolo, già descritti, se sono aggiunti altri, stavolta in quota, che sommandosi ai primi hanno contribuito a rendere ancora più esplosiva l’attività convettiva. Il rapido sviluppo di questi sistema temporalesco, nel pieno dell’avvezione calda pre-frontale, è stato indotto dalla sovrapposizione di masse d’aria più fredde e secche nell’alta troposfera sopra il flusso di aria calda e molto umida, attivo nei medi e bassi strati, lì dove è presente il flusso sciroccale risucchiato dal “CUT-OFF” posizionato sul Golfo di Biscaglia.
Quest’ingente quantitativo di umidità, fino ai 5000 metri, sovrastato a quote più alte dall’inserimento di masse d’aria un po’ più fredde e piuttosto secche, in entrata più da SO, ha creato l’ambiente ideale per lo scoppio di forti moti convettivi, particolarmente esplosivi lungo tutta la colonna d’aria (“updrafts” molto violenti), mettendo in gioco una notevole quantità di energia che ha fatto scoppiare le varie “Celle temporalesche”, fino ai limiti della tropopausa. Dall’analisi della nefodina si nota come lungo la sommità di queste nubi temporalesche, alte più di 12-13 km di altezza (oltre il limite della stratosfera), si siano misurate temperature particolarmente gelide, con picchi fino a -60°C che indicano la presenza di possibili “overshooting”, le cosiddette cupole che si formano sopra l’incudine ghiacciata del grande temporale a seguito dei fortissimi moti convettivi che l’hanno generato.
Gli “overshooting” sono quasi sempre generati da fortissimi “updrafts” che superano il Top della nube temporalesca, sino al limite della stratosfera, non riuscendo a ghiacciarsi per tempo (di solito un osservatore esterno di giorno può notare la protuberanza cumuliforme uscire dall’incudine del cumulonembo). Temperature così basse nella sommità delle nubi temporalesche sono un sentore di convezione profonda, in quanto si riscontrano solo in caso di “updrafts” molto violenti, che trasportano fino a quote molto elevate una grande quantità di “cloud drop” sotto forma di acqua sopraffusa.
Bisogna pur tenere conto che in questi casi la conformazione morfologica del territorio e la disposizione delle correnti in alta quota, da SO, hanno dato una ulteriore enfasi alla fenomenologia in loco, esaltando sia le correnti ascensionali in seno alla struttura temporalesca che ha posizionato il proprio perno principale (l’”updraft”) proprio al traverso della costa ionica messinese, caricandosi in continuazione di vapore e aria calda in grado di contenerlo per un lungo periodo durante la forte ascesa alle quote superiori della troposfera (moti convettivi). Questo processo, esaltato ulteriormente dal “forcing” orografico locale esercitato dai Peloritani meridionali, le cui vette in loco superano anche i 1200 metri, ha esacerbato ulteriormente il carico precipitativo che è stato scaricato nell’area prospicente il crinale e le zone pedemontane.
Le fortissime precipitazioni, con elevatissimi indici di rain/rate, nel giro di pochissime ore stanno scaricando un impressionante quantitativo d’acqua che non potendo essere smaltita dai terreni, sia per l’intensità che per l’impermiabilità di certi tipi di suoli, tende a precipitare rapidamente a valle, andando a riempiere i singoli bacini fluviali che scivolano verso il mare, creando le ondate di piena. Queste condizioni particolarmente estreme, data anche l’aspra orografia del luogo e la forte acclività dei terreni, può creare le situazioni ideali per le alluvioni lampo.
Solo nella stazione meteorologica di Antillo nelle ultime 24 ore si sono accumulati ben oltre 200 mm di pioggia. Mentre picchi di oltre 90-100 mm si sono raggiunti in altre località dei Peloritani e nell’area al confine fra i Peloritani e l’Etna. Ciò spiega l’istantanea piena di molti torrenti, già precedentemente ingrossati dalle forti piogge dei giorni scorsi, e i movimenti franosi che stanno rendendo molto difficili i collegamenti stradali. Per un miglioramento bisognerà pazientare ancora per qualche ora, non prima della tarda serata e della successiva serata, quando il sistema temporalesco a mesoscala tenderà ad allontanarsi verso le coste reggine e la bassa Calabria, dove dalla prossima notte sono attesi forti rovesci e locali nubifragi.
Ecco le pagine utili per monitorare la situazione in tempo reale: