Lo sciame sismico, che dal 24 agosto scorso sta colpendo in maniera devastante il Centro Italia, ha riacceso i riflettori mediatici sul carente operato delle istituzioni in materia di difesa del suolo e sicurezza del territorio. A tal proposito, l’Ordine dei Geologi del Lazio ha recentemente inviato una missiva all’attenzione della Regione Lazio, contenente la richiesta di differimento dei termini per la trasmissione, da parte dei Comuni, dei Piani di Emergenza comunale alla Regione Lazio: i cosiddetti PEC. “Con gli eventi sismici di Amatrice e Accumoli – afferma il presidente dell’Ordine, Roberto Troncarelli – è stata ricordata dalla Regione Lazio ai sindaci la necessità di svolgere studi e analisi puntuali sugli scenari emergenziali e conseguentemente di individuare il modello di interventi da adottare, nonché le aree di emergenza e le funzioni di supporto ai sindaci stessi. Si tratta dei contenuti del Piano di Emergenza Comunale, dei quali ogni singolo primo cittadino è obbligato a dotarsi, ai sensi della Legge 100 del luglio 2012”.
Con l’entrata in vigore della delibera di giunta regionale 415 dell’agosto 2015 “Aggiornamento delle linee guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di protezione civile – modifica alla Dgr Lazio 363/2014”, infatti era stata definita una tempistica certa per l’approvazione dei PEC e per fornire le linee guida operative per la redazione degli stessi. Ma, continua Troncarelli, “ad oggi pochissime amministrazioni comunali hanno ottemperato a tale obbligo, anche e soprattutto per la lamentata carenza di risorse economiche da destinare all’affidamento degli incarichi per la predisposizione, l’aggiornamento o l’adeguamento di tali piani. Per questa ragione la previsione, contenuta nelle comunicazione della Regione Lazio, di contribuire con fondi regionali – prosegue il presidente dell’Ordine dei Geologi Lazio – alle spese sostenute dai Comuni ha determinato una corsa da parte degli stessi al conferimento di incarichi a professionisti abilitati, tra i quali numerosi geologi”.
E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: “Poiché i Comuni stanno ritenendo che l’erogazione dei contributi regionali sarebbe condizionato al rispetto della scadenza del 5 dicembre per la trasmissione alla Regione Lazio dei PEC, – spiegano ancora dall’Ordine – è facilmente immaginabile la convulsione con cui le amministrazioni comunali stanno in queste settimane conferendo incarichi, ponendo quale “conditio sine qua non”, quella inderogabile di predisporre i PEC entro i termini suddetti, strettissimi e operativamente irreali”. Irreali perché i piani di emergenza comunali “sono documenti nei quali sono contenute informazioni e indicazioni mediante le quali – precisa Troncarelli -, tutti i soggetti chiamati a intervenire in caso di evento calamitoso, devono operare con modalità efficaci ed efficienti. Insomma, un documento sensibile e strategico con ricadute su aspetti anche sociali, afferenti la sicurezza e la pubblica incolumità nella gestione della eventuale emergenza e post emergenza”. Dunque, alla luce di tutto questo e allo scopo di “scongiurare la redazione veloce, incompleta, non conforme alla legge dei PEC, o redatti in seguito alla pressione esercitata dalle amministrazioni comunali sui professionisti incaricati dalle stesse”, l’Ordine dei Geologi del Lazio chiede alla Regione Lazio e alla giunta Zingaretti un atto di proroga di 90 giorni del termine del 5 dicembre 2016 per la trasmissione dei PEC. “Si tratta di un atto di logica, buonsenso e teso alla sicurezza dei nostri territori”, conclude Troncarelli.