Ricordare, per tramandare le buone prassi e fare prevenzione. Sono stati questi i concetti espressi dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, intervenuta a Venzone al convegno “Coping, resilienza e innovazione ovvero come la conoscenza possa aiutare a superare, con gradualità, i traumi e le difficoltà della vita”, durante la prima delle tre giornate di studio in ricordo del terremoto del 1976, organizzate dall’Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà dell’Alto Friuli. “Ricordare è importantissimo così come tramandare le buone prassi, ma è fondamentale investire molto nella prevenzione” ha indicato Serracchiani, sottolineando come uno degli elementi fondamentali del modello Friuli sia “la capacità di mettere insieme emergenza e prevenzione; un modello che è proseguito anche dopo il terremoto con significativi investimenti sulla prevenzione”.
“Abbiamo voluto dare un significato nuovo e diverso alla commemorazione – ha detto Serracchiani – un’occasione per trovare quel senso di comunità che è stata la forza di quel modello Friuli che ha permesso a tutti di svolgere al meglio il proprio ruolo”. Ma il terremoto è anche un trauma psicologico. “Alle persone dell’Umbria e dell’Alto Lazio è capitato, in modo simile, quello che è successo a noi nel ’76: una prima scossa che ha distrutto borghi bellissimi e una seconda scossa che ha fiaccato gli animi di quella popolazione lasciando nelle persone l’impressione che il dramma non abbia mai fine. – ha aggiunto Serracchiani – Credo che il modello Friuli sia stata la capacità culturale di accettare le sfide, di ritrovare il senso di comunità e di ricostruire lasciando qualcosa di migliore di quello che si era trovato. Questo è un modello che dobbiamo esportare, non solo in Italia”.