Ricerca, la Pro-Test Italia: “Il caso Green Hill è una sconfitta del sistema Italia”

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“Siamo un Paese in cui la politica impone per legge la sperimentazione animale per testare farmaci prima di commercializzarli, ma ne proibisce l’allevamento costringendo gli istituti, compresi quelli pubblici, a comprare gli animali all’estero, pagandoli di più e facendo supportare agli animali stessi le fatiche del trasporto”. Pro-Test Italia, associazione no profit di studenti e scienziati per la tutela della ricerca biomedica in Italia, vede “la sconfitta del sistema Italia” nella decisione della multinazionale americana Marshall di vendere l’allevamento di beagle Green Hill di Montichiari, nel Bresciano, e di abbandonare il nostro Paese interrompendo gli investimenti stanziati finora. Un’uscita di scena “inevitabile“, commenta Pro-Test, considerando che l’allevamento di cani destinati alla ricerca “era stato subito dissequestrato”, ma “non poteva comunque più operare in quanto il nostro Parlamento, per accontentare le lobby animaliste, introdusse una norma ‘ad aziendam’ nel recepimento della Direttiva europea sulla sperimentazione animale, che impedisce l’allevamento dei cani per la ricerca nel nostro Paese. Dato che Green Hill era l’unico allevamento presente in Italia – fa notare l’associazione – la legge è dunque dedicata. Una rara attenzione da parte delle Istituzioni, verso un settore come la ricerca che comunque necessita di beagle per determinati esperimenti”.

Il nostro è “un Parlamento che ha tolto per legge lo stipendio a 50 famiglie tra lavoratori diretti e indotto, e che sta facendo finire l’Italia sotto infrazione (con relative multe) per la violazione nel recepimento della direttiva” Ue. “Quanto costano all’Italia le pressioni della Lav e degli altri gruppi di interesse animalisti a Montecitorio?”, chiede Pro-Test. Secondo l’associazione “la Marshall è stata fin troppo paziente. Avrebbe potuto andare via già 2 anni fa, quando il Parlamento ha deciso che per legge dovevano chiudere. Ha aspettato però per vedere se ci sarebbero state prospettive future, per capire se l’impazzimento collettivo orchestrato nei loro confronti da media e politica si sarebbe esaurito o no. Pur ricevendo sollecitazioni, le Istituzioni non si sono mai espresse, pensando più al consenso che alla responsabilità, non mettendo mai mano a questo imbarazzante divieto“. “La Marshall è stata lasciata sola da tutti”, incalza Pro-Test Italia: “Dallo Stato per convenienza politica, dai media per convenienza economica e dall’opinione pubblica che si è bevuta solo una narrazione dei fatti anche se faceva acqua da tutte le parti”. “Ora che se ne è andata – conclude la nota dell’associazione – lascia soli noi a riflettere su quali valori vogliamo costruire il Paese, perché se lo vogliamo costruire sulla demagogia possiamo lasciare le chiavi di casa alla Lav e seguire la Marshall nell’unica strada praticabile: andare via”.

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