Quindici coppie su cento sono infertili e nella metà dei casi dipende dall’uomo: infatti mentre la donna ha fin da piccola l’abitudine di effettuare controlli periodici dal ginecologo, per l’uomo l’unico momento di screening era un tempo il servizio militare. Oggi si osserva quindi una generale sottovalutazione delle condizioni di salute e al contempo un aumento di fattori e abitudini di vita che minano la salute riproduttiva del maschio e di riflesso della coppia. Non a caso gli ultimi dati ISTAT parlano di appena 485.780 bambini nati nel 2015 (quasi 17 mila in meno rispetto al 2014) con una media di 1.35 figli scesi dall’1.46 del 2010. A 18 anni già il 25-30% degli uomini presenta patologie che potranno condizionare la possibilità di avere figli da adulto.
Le cause più note della diminuzione della capacità riproduttiva maschile sono la riduzione del numero (sotto a 15milioni) e della motilità (meno del 40%) degli spermatozoi, secondo le ultime indicazioni dell’OMS. “Tra i motivi di piu’ recente scoperta c’e’ l’alterazione della morfologia della testa degli spermatozoi, che rende molto difficile la fecondazione naturale, poiché non riescono a penetrare all’interno degli ovociti”, spiega Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione, European Hospital di Roma, e presidente del Convegno sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), che si tiene a Roma il prossimo 16 dicembre. “La soluzione in questo caso consiste nel micro iniettare lo spermatozoo direttamente dentro l’ovulo femminile, tramite metodica ICSI. Un’altra causa di infertilita’ e’ la mancata integrita’ del DNA contenuto nella testa degli spermatozoi. Si e’ visto infatti che in moltissimi casi di infertilita’ maschile o di insuccesso di programmi di PMA, in cui embrioni di ottima qualita’ non erano stati in grado di impiantarsi all’interno dell’utero, gli spermatozoi presentavano una frammentazione, ossia una vera e propria spaccatura della doppia elica del DNA”.
Questa alterazione del DNA dipende da un aumento dei radicali liberi presenti nel liquido seminale, legata a diverse patologie come il varicocele, ovvero la dilatazione delle vene del testicolo, con reflusso di sangue e aumento della temperatura, nociva per una normale formazione degli spermatozoi. E poi il criptorchidismo, che rappresenta la mancata discesa alla nascita di uno o di entrambi i testicoli nel sacco scrotale. Da non sottovalutare anche le infiammazione della prostata, che fanno aumentare la concentrazione di globuli bianchi all’interno del liquido, e anche stili di vita errati come fumo, alcol e droghe, spesso associati, l’obesità e il consumo di anabolizzanti, che si diffonde sempre di più anche tra i minorenni. “Un altro fattore non trascurabile e’ l’eta’ paterna -prosegue il prof. Greco- oggi sempre piu’ importante, in quanto la coppia decide il proprio programma riproduttivo in eta’ avanzata. Questo ulteriore fattore risulta estremamente importante, poiche’ l’ovocita presenta una vera e propria capacita’ riparativa nei confronti del danno degli spermatozoi, che pero’ diminuisce con l’aumentare dell’eta’ materna. Quest’ultima infatti comporta un aumento significativo delle anomalie cromosomiche che sia naturalmente sia in vitro danno luogo ad embrioni che generalmente o non s’impiantano o abortiscono“.
La scienza è arrivata in soccorso a queste coppie e se ne parlerà approfonditamenteal Convegno di Roma, dove sono in programma anche sessioni di incontro con esperti del mondo delle istituzioni, dei media, del diritto e specialisti delle diverse branche (dall’oncologia alla nutrizione). Infatti con la diagnosi genetica preimpianto è oggi possibile distinguere gli embrioni sani da quelli malati e trasferire nell’utero materno solo quelli sani con percentuali di impianto che si aggirano intorno al 60/70%. “L’azoospermia, ossia l’assenza totale di spermatozoi -conclude Greco- rappresenta sicuramente la forma piu’ grave di alterazione riproduttiva maschile ma oggi una buona parte di questi pazienti puo’ ancora avere un figlio proprio. Si e’ infatti potuto constatare che circa il 70% di essi hanno ancora spermatozoi vitali nei testicoli, che si possono estrarre con procedura microchirurgica ed iniettare in vitro direttamente all’interno degli ovociti. Particolare attenzione deve essere riposta a tale tipologia di pazienti, poiche’ alcuni di loro possono essere affetti da patologie genetiche, che potrebbero compromettere la salute del nascituro, se non si procedesse ad un programma di diagnosi genetica sull’embrione”. La terapia con sostanze antiossidante è oggi quella maggiormente utilizzata al fine di migliorare le caratteristiche quantitative e qualitative degli spermatozoi e per migliorare sia la fecondazione naturale che quella in vitro. Va effettuata per almeno 60/70 giorni e ha lo scopo di ridurre la concentrazioni di radicali liberi nel liquido seminale.