Lo sciame sismico in corso nell’Italia centrale “è l’evoluzione naturale dell’evento iniziato con il Terremoto de L’Aquila” del 2009. Lo ha detto il presidente dell‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, in un incontro organizzato dalla Stampa estera. Per Daniela Pantosti, che dirige la Struttura Terremoti dell’Ingv, i due eventi sono accomunati innanzitutto perché condividono “la stessa zona geografica”. Durante il sisma de L’Aquila si era attivata la faglia di Campotosto, ha spiegato Pantosti, e la sequenza che si è attivata dal 24 agosto si localizza subito a Nord rispetto a quella faglia.
“Resta comunque – ha osservato – uno spazio fra la rottura avvenuta nel sisma de L’Aquila e quella dell’evento più meridionale della sequenza del 24 agosto”, localizzato nell’area di Amatrice. “La connessione geografica c’è – ha detto ancora la sismologa – ma non possiamo parlare di una sequenza”. Quello che si può dire, ha aggiunto Pantosti, è che “un Terremoto grande come quello de L’Aquila ha seriamente perturbato una parte importante della crosta terrestre, ma nel giro di due anni la situazione è tornata nei normali livelli di deformazione, anche se non siamo in grado di quantificare quanto accade in profondità”.