“Una deformazione che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati, con uno spostamento massimo di almeno 70 cm localizzato nei pressi di Castelluccio” è stata rilevata, spiega Riccardo Lanari, direttore del Cnr-Irea, mediante l’osservazione delle immagini radar della costellazione Sentinel-1 sul terremoto del 30 ottobre che ha colpito le province di Macerata e e Perugia.
Dopo la scorsa domenica, durante la quale una scossa di magnitudo 6.5 ha ulteriormente sconvolto il Centro Italia, si sono verificate altre 1.100 scosse, come sottolinea l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma quella di stamattina, di magnitudo 4.8 con epicentro tra i comuni di Acquacanina e Fiastra in provincia di Macerata, è stata la più forte. L’analisi dell’area deformata dal sisma è stata eseguita, nonostante le “condizioni abbastanza critiche” a causa della folta vegetazione. Il tutto per merito della coordinazione del Dipartimento della Protezione Civile e di un gruppo di ricercatori dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irea di Napoli) e dell’Ingv, centri di competenza nei settori dell’elaborazione dei dati radar satellitari e della sismologia, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
I risultati ottenuti, annuncia il direttore Cnr-Irea Lanari, “verranno raffinati nei prossimi giorni grazie ad ulteriori analisi, questa volta con dati radar acquisiti dal satellite giapponese ALOS2 che, operando in banda L, garantisce stime più accurate dell’entità degli spostamenti superficiali in aree con copertura vegetale”. In tal modo “è possibile delimitare la zona (40 x 15 km) in cui il terreno si è abbassato a seguito dei terremoti del 26 e 30 ottobre di magnitudo rispettivamente 5.9 e 6.5″, precisa poi Stefano Salvi, dirigente tecnologo Ingv. “Si nota molto bene – sottolinea Salvi – la complessità dei movimenti del suolo, sostanzialmente dovuti a due categorie di effetti: allo scorrimento degli opposti lembi di crosta terrestre lungo i piani di faglia profondi è dovuto l’andamento concentrico delle linee di uguale abbassamento, mentre discontinuità, addensamenti o piegature ad angolo acuto delle frange, sono dovute a fenomeni molto superficiali quali scarpate di faglia, riattivazioni di frane, sprofondamenti carsici. E’ il contributo dei terremoti alla costruzione dei paesaggi Appenninici”, conclude l’esperto Ingv.