Terremoto, esperto INGV: “possibile espansione a nord-ovest, c’è preoccupazione e lo conferma la scossa 4.8 di stanotte”

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Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4.8 è stata registrata alle 01:35 della scorsa notte dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in provincia di Macerata: Pieve Torina, Fiordimonte e Pievebovigliana i comuni più vicini all’epicentro. E la sequenza sismica continua con un numero complessivo di scosse pari a circa 22.200 dal 24 agosto. La preoccupazione dei sismologi, che analizzano la sequenza sismica dal 24 agosto e che ieri con i dati satellitari hanno fatto una prima ricostruzione delle faglie che hanno provocato i terremoti, è il progressivo coinvolgimento di faglie a nord-nordovest della zona già colpita dalle scosse del 26 ottobre scorso. “Già prima della scossa di 6.5 del 30 ottobre la preoccupazione era l’espansione verso nord-nordovest; invece in quel caso, insolito, il terremoto è tornato indietro sui suoi passi, ma la preoccupazione del progressivo coinvolgimento di aree a nord-nordovest resta e in tal senso sta la scossa di stanotte”, ha spiegato Gianluca Valensise, dirigente di ricerca Ingv.

Quindi nel maceratese, verso nord e nordovest “purtroppo non si possono escludere altre scosse anche forti“. Normalmente infatti i terremoti non tornano indietro, “si allontanano dalla zona interessata dalla prima forte scossa verso le estremità di faglia, dove un trasferimento di sforzo dalla faglia che produce il terremoto a quelle adiacenti può causare l’innesco di una di tali faglie. Se le faglie sono pronte, sono cariche di energia potenziale, può dare un altro terremoto“, spiega il dirigente di ricerca dell’Ingv. Quando questa carica sia tale da provocare un nuovo terremoto, giorni, mesi, anni, e di quale intensità ancora nessuno può dirlo. Ma – spiega l’esperto – nelle aree intorno alla zona già colpita – Amatrice e Arquata il 24 agosto, l’area di Visso e Ussita il 26 ottobre e l’area di Norcia il 30 – le faglie più grandi si sono già scaricate. A sud est, oltre l’estremità della faglia che si è mossa il 24 agosto, verso l’Aquila-Campotosto la preoccupazione è leggermente minore perché quella zona è già stata interessata da forti terremoti recenti, mentre all’altra estremità della zona colpita in questi due mesi, nel maceratese, invece non ci sono stati terremoti recenti che hanno scaricato energia. Il motivo per cui il 30 ottobre la scossa è “tornata indietro, in modo insolito” è dato dal fatto che “evidentemente al centro della zona complessivamente interessata dai terremoti di questi due mesi c’era un pezzo di faglia caricata ma che ancora non si era rotta“, ha spiegato Valensise, e che così ha dato luogo al sisma di magnitudo 6.5 del 30 ottobre. “Purtroppo – ha ricordato – le conoscenze delle faglie sono ancora parziali, anche se negli ultimi 20 anni abbiamo fatto passi avanti enormi. Oggi stiamo osservando la sequenza al microscopio come non abbiamo mai potuto prima“.

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