Con il terremoto che ha colpito l’Appennino Centrale “l’Italia è stata colpita al cuore“. Ad affermarlo è stato il presidente dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, parlando con i giornalisti stranieri incontrati nella sede della Stampa Estera a Roma, nel corso di una conferenza stampa in cui ha delineato il quadro degli eventi sismici che hanno devastato una vasta area del Paese. Alla conferenza ha preso parte anche la direttrice della Struttura Terremoti dell’Ingv, Daniela Pantosti. Con questo sisma, “l’Italia è stata colpita al cuore in tutti i sensi“, sia “per l’alto numero delle vittime, circa 300“, che per “le conseguenze prodotte” ha detto il presidente dell’Ingv che è stato accolto dal presidente dell’associazione dei giornalisti stranieri in Italia, Tobias Piller. “L’economia di quelle aree è oggi in ginocchio, lo stato sociale, gli ospedali, le scuole, le attività produttive, sono state gravemente danneggiate” ha aggiunto il geologo e accademico dei Lincei. “E’ una situazione di forte prostrazione” che “costerà molto in termini economici e di tempo per arrivare ad un recupero“, ma “il Governo, oltre all’emergenza, ha lanciato un Piano importante per la ricostruzione che noi auspichiamo vada avanti” ha evidenziato Doglioni che ha indicato in “un’opera di prevenzione seria” ed in una “ricostruzione con stringenti criteri antisismici“, la risposta ad una terra a così alto rischio sismico “com’è ampia parte dell’Italia“.
“Non è una zona inabitabile, dove non si può o non conviene vivere più, nè va evacuata“, anzi, “tutto deve essere ricostruito anche se con stringenti criteri antisismici” altrimenti “sarebbe come pensare di evacuare la California o il Giappone“. Così il presidente Doglioni ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se non fosse meglio non costruire più, non abitare più nelle aree dell’Appennino Centrale colpite dagli eventi sismici. “Il senso non è ‘non ricostruire’ e abbandonare quelle aree, il senso è ricostruire con criteri antisismici” ha ribadito Doglioni. “Oggi -ha spiegato- siamo in grado di indicare le aree a rischio sismico e quali magnitudo potranno sviluppare i terremoti attesi, quindi, se i ricercatori indicano un rischio di terremoto ad alta magnitudo vanno applicati criteri di edilizia antisismica molto stringenti“. Ed ad una giornalista corrispondente di un media giapponese che lo ha sollecitato sul perchè l’Italia non è pronta con un piano antisismico di prevenzione, Doglioni ha risposto: “Si sa che ci saranno altri terremoti nel nostro Paese, ma diciamo che è stato nella natura degli italiani fare poca prevenzione“.