Umberto Veronesi “è stato un grande maestro e io auguro a tutti, soprattutto ai giovani, di avere un maestro come lui nella vita, e poi era un grande amico”. Sono le parole del giornalista scientifico Alessandro Cecchi Paone, anche lui in visita alla camera ardente allestita per l’oncologo a Palazzo Marino. “Lui – racconta all’uscita – diventava amico di coloro che lavoravano con lui o dei suoi allievi. In 10 anni abbiamo fatto tante battaglie di comunicazione: per la libertà e la centralità della scienza che è sempre penalizzata, per i diritti di coloro che sono stati dimenticati, per le donne che, come lui ricordava, sono essenziali nella vita di ogni singola persona e di ogni società che voglia dirsi civile e avanzata e, infine, degli omosessuali”.
E’ stato, continua, “uno dei pochi della classe dirigente italiana che non ha mai fatto mezzo passo indietro, anzi sempre due avanti, per i diritti di coloro che in questo paese sono stati discriminati troppo a lungo”. E poi c’è il ricordo personale di “un uomo molto simpatico. Era dispiaciutissimo dopo i suoi 85 anni di non poter più guidare la sua vecchissima macchina. Contrariamente a tutti i ‘tromboni’ italiani – conclude – non ha mai voluto macchine di servizio, autisti e scorte”.