“A me piace una frase che non piace a molti preti: la fede nasce laddove finisce la religione. Credo che quest’uomo di fede ne avesse tantissima, alla sua maniera. Appunto perché aveva poca religione. Lo reputo molto amico anche in questo. Molto diverso, ma molto vicino”. Così don Antonio Mazzi ricorda l’oncologo Umberto Veronesi, all’uscita dalla camera ardente allestita a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. “Io molte volte ho avuto bisogno del professore per casi particolari e molto delicati di gente molto povera che doveva essere in qualche maniera aiutata – racconta – E lui è stato sempre molto attento. Domani purtroppo non ci sono e ho sentito il bisogno di venire a ringraziarlo e a testimoniare quanto c’era di grande cuore in quest’uomo, oltre che di grande scienza. E’ un gran peccato che in questi momenti ci vengano a mancare personaggi come questi”.
Ora, sottolinea, “bisogna avere il coraggio di dire che è morto un grande uomo, ma cogliere la sua eredità è difficile. Nascerà qualcos’altro. Non c’era solo la scienza in lui, non dobbiamo dimenticare la sua grande capacità politica e sensibilità sociale. Eravamo molto diversi, ma ci siamo incontrati tantissime volte. E’ stata una diversità che mi ha arricchito. Dobbiamo avere il coraggio di lasciarlo andare e non tentare imitazioni. Nascerà qualcos’altro”, ripete. Da uomo di fede, don Mazzi lo ha salutato così: “L’ho benedetto”.