“Anche quest’anno torna di attualità il dibattito sui botti di Capodanno e sulle diverse ragioni di chi non vuole rinunciarvi e di chi pensa, invece, sia preferibile limitarli se non vietarli del tutto. Fra queste, è il caso di ricordare l’incidenza dei fuochi d’artificio sulle concentrazioni di Pm10. Stiamo uscendo infatti da un lungo periodo di emergenza e non dobbiamo dimenticarci che, oltre al meteo e alle misure antismog strutturali o temporanee, anche i comportamenti individuali concorrono al miglioramento della qualità dell’aria”. Così Bruno Simini, presidente di Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) Lombardia. L’andamento dei valori orari di Pm10 registrato dalle diverse stazioni della rete Arpa, tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, evidenzia ogni anno – si legge in una nota – un incremento delle concentrazioni durante le ore notturne, con un picco dalla mezzanotte alle primissime ore del mattino del primo giorno dell’anno.
La motivazione principale è individuabile proprio nei botti di Capodanno che, sebbene temporaneamente, apportano un consistente contributo alle concentrazioni di Pm10 sia a causa del tipo di combustione, sicuramente non ottimale sia per la composizione degli stessi botti. “Dai dati degli ultimi anni, abbiamo rilevato che le concentrazioni registrate il 1° gennaio risultano mediamente circa il doppio di quelle del giorno precedente e, in alcuni casi specifici, si arriva addirittura a tre volte tanto. E’ vero che si tratta di un innalzamento repentino e limitato nel tempo e che, tendenzialmente, i livelli ritornano a valori meno preoccupanti nei giorni successivi – ha concluso Simini – ma un comportamento consapevole può evitare di aprire l’anno con il primo giorno di sforamento sui 35 consentiti dalla normativa europea”.