Acqua e proteine della seta sono gli ingredienti con cui sono stati sviluppati i primi biomateriali in 3D: si tratta di materiali al confine tra mondo vivente e inanimato, che possono essere programmati per compiere funzioni biologiche, come cambiare colore quando sotto sforzo, o rilasciare farmaci o ancora riparare le ossa. Il risultato è stato ottenuto nell’americana Tufts University dal gruppo coordinato dagli italiani Fiorenzo Omenetto e Benedetto Marelli e pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas).
La proteina utilizzata è la fibroina, che rende resistente la seta e si auto-assembla. Mediante queste proprietà, è possibile costruire solidi di dimensioni molto diverse, anche piccolissime, per compiere determinate funzioni. In passato la stessa proteina è stata utilizzata per ottenere delle spugne, ma adesso si è deciso di sfruttare la solidità e la resistenza: “il nuovo materiale si comporta come una plastica dura’‘, spiega all’ANSA Omenetto. I ricercatori sono riusciti a costruire anche delle viti di fibroina che se esposte ai raggi infrarossi e scaldate fino alla temperatura di 160 gradi rilasciano enzimi o farmaci. ”Abbiamo ottenuto le viti che si riscaldano aggiungendo delle nanoparticelle d’oro e in futuro – continua Omenetto – aggiungere dei fattori di crescita permettera’ di ottenere delle viti ortopediche, capaci di aiutare la ricrescita delle ossa”.