”Non possiamo pensare di essere un Paese all’avanguardia, competitivo, se i nostri lavoratori muoiono sul lavoro. Le istituzioni debbono porre la loro attenzione su questo tema. Servono maggiori controlli e più garanzie per chi opera in settori ad elevato rischio chimico”. A dirlo il Consiglio Nazionale dei Chimici, in seguito all’incidente che a Messina ha provocato la morte di tre lavoratori marittimi. ”La chimica gestita da chi non la conosce adeguatamente può essere molto pericolosa -dichiara il presidente del Consiglio nazionale, Nausicaa Orlandi- come previsto dall’art.36 del DPR 328/01 nella sicurezza sul lavoro il ruolo del chimico in particolare in queste situazioni è determinante”. “E’ fondamentale -sottolinea- per valutare la tipologia di rischio diretto ed indiretto, le modalità di prevenzione, le attrezzature ed i dispositivi di protezione individuale idonei per svolgere determinate attività, le modalità di monitoraggio e la formazione ed addestramento del personale”. “Stiamo parlando -afferma- di rischio chimico e stiamo parlando di luoghi confinati, ovvero spazi chiusi, spesso privi di ricambio d’aria, con conseguente aumento esponenziale di rischio per l’operatore non preparato e non attrezzato adeguatamente. Fondamentale dunque per le aziende avere una corretta analisi e valutazione del rischio chimico, che inevitabilmente passa per la presenza di un chimico, al fine di limitare le morti bianche e gli INFORTUNI sul lavoro”. “E’ necessario -rimarca Nausicaa Orlandi- che le aziende si dotino di personale adeguatamente formato, addestrato, attrezzato e preparato per prevenire incidenti che possono rivelarsi mortali. Senza chimica non c’è sviluppo, ma senza il controllo della chimica e dei suoi processi da parte di professionisti competenti non c’è sicurezza sul lavoro”. “Troppo spesso -avverte- c’è una scarsa conoscenza della pericolosità dei prodotti trattati, una superficialità nell’approccio alla valutazione e nell’uso dei prodotti, una mancata conoscenza delle proprietà dei prodotti chimici e delle relative reazioni che si possono verificare. Un approccio non corretto alla chimica può far aumentare il rischio anche di un’attività di ordinaria manutenzione e pulizia, specie se in uno spazio confinato”. “I lavoratori -auspica- debbono essere messi nelle condizioni di poter rispettare tutte le procedure di sicurezza da parte di quel datore di lavoro, che come prevede il D.Lgs. 81/08- ha il compito di vigilare direttamente e tramite i propri preposti sulla corretta applicazione delle procedure stesse. ”Gli spazi confinati -rileva- come le cisterne richiedono formazione, addestramento, procedure chiare e semplici e l’utilizzo di autorespiratori oltre a analizzatori portatili che rilevino la pericolosità delle sostanze o la possibilità di un’esplosione. Le procedure devono essere semplici e facili da comprendere e realizzabili, mettendo così il lavoratore nella migliore condizione per poter svolgere il proprio lavoro, sicuro di poter rientrare a casa alla propria famiglia.” ”Chiediamo alle autorità competenti -rimarca il presidente dei Chimici- un impegno con la collettività a garanzia e tutela della salute dei lavoratori, promuovendo la presenza costante di chimici professionisti, preparati e responsabili nell’ambito della valutazione e prevenzione dei rischi. Come Consiglio Nazionale siamo a completa disposizione delle istituzioni per mettere al loro servizio le nostre conoscenze professionali”.
Incidente al porto di Messina, chimici: controlli e garanzie per chi opera in settori a rischio
