I climatologi negli Stati Uniti temono l’amministrazione Trump e si preparano a un attacco frontale da parte del presidente eletto mettendo in salvo i dati in loro possesso. Molti ricercatori hanno infatti iniziato a copiare le proprie ricerche su altri server, per metterli al sicuro e su Twitter e Facebook invitano i loro colleghi a fare altrettanto. All’università di Toronto – riassume il settimanale tedesco Der Spiegel – i ricercatori hanno dato vita a un progetto detto “Guerrilla-archiviazione” e sulla pagina del “Climate Mirror” hanno stabilito di organizzare una messa in sicurezza dei loro dati. “Ciò che fino a poco tempo fa ci sembrava un atteggiamento paranoico, adesso ci appare realistico”, ha confessato al Washington Post il climatologo Nick Santos, preoccupato di fronte a un’amministrazione che considera i cambiamenti climatici come una “bufala” e che nega la responsabilità umana di fronte all’innalzamento della temperatura globale. Un consigliere di Donald Trump ha proposto al Guardian di vietare alla Nasa, che negli anni ha raccolto una delle maggiori banche dati sul clima al mondo, di fare ricerca sui cambiamenti climatici. La guida dell’Epa, l’Agenzia ambientale americana, verrà affidata a Scott Pruitt, che in passato si era scagliato contro l’agenzia stessa. Pruitt ha detto di voler cancellare il Clean Power Plan dell’amministrazione Obama, che punta a ridurre le emissioni di gas serra negli Usa. E ieri Donald Trump ha chiamato a ricoprire l’incarico di ministro dell’Energia Rick Perry, un oppositore dichiarato di qualsiasi norma a tutela del clima.