Il 16 gennaio del 1703 un forte terremoto scuoteva l’Appennino reatino, nell’attuale Lazio, non lontano dall’area di Amatrice colpita duramente nell’estate del 2016. Il sisma avvenne a soli due giorni da quello del 14 gennaio 1703, di magnitudo Richter 6.9, che aveva sconvolto una vasta area a cavallo fra Lazio, Umbria e Marche con epicentro nei pressi di Cittareale. Secondo quanto riportato sul database dei terremoti storici italiani realizzato dai ricercatori dell’INGV, “gli effetti delle scosse del 14 gennaio e del 16 gennaio non sono sempre distinguibili in tutte le località interessate: esse colpirono l’Umbria meridionale e i territori limitrofi del Lazio settentrionale e dell’Abruzzo orientale. Norcia, Cascia e Cerreto di Spoleto, con i villaggi dei rispettivi territori, furono le località più gravemente colpite”.
Oltre ai grandi terremoti del 14 e del 16 gennaio, bisogna menzionare l’evento del 2 febbraio 1703, che colpì invece la città de L’Aquila. Il grande terremoto de L’Aquila del 1703, con magnitudo stimata in 6,7 Richter, molto più forte di quello catastrofico del 6 aprile 2009, causò ancora migliaia di vittime. In poche settimane quindi il Centro Italia venne sconvolto da ben tre grandi eventi sismici, che dall’Umbria-Marche all’Abruzzo, passando per il Lazio, interessarono l’Appennino centrale.
Bisogna infine ricordare che i forti terremoti erano iniziati già nel 1702 (Norcia e Cascia erano state fortemente danneggiate il 18 ottobre del 1702) e che nel 1706 si sarebbe verificato il grande terremoto della Maiella, in Abruzzo.