Acque più calme nel 2016: sono ridotti a livello globale gli attacchi all’uomo da parte di squali. E’ quanto emerge dall’International Shark Attack File dell’Universita’ della Florida. I ricercatori affermano che mentre nel 2015 si registrò un record di 98 attacchi “non provocati”, nel 2016 – con 81 aggressioni – si è tornati vicini alla media degli ultimi 5 anni che e’ attorno a 82 incidenti. Lo scorso anno solo 4 si sono rivelati fatali (6 l’anno precedente). La maggior parte degli attacchi (53) è avvenuta nelle acque degli Stati Uniti, anche se nessuno di questi con esito mortale. La Florida lo Stato con le acque piu’ “pericolose”, col 60% degli attacchi del Nord America.
In Sudafrica nel 2016 meno incidenti della media, solo uno e non fatale. L’Australia ha registrato 15 aggressioni e 2 vittime. Nuova area di “attenzione”, per gli scienziati, la Nuova Caledonia: si sono verificati 4 attacchi lo scorso anno, di cui due mortali. A livello globale il 58% degli “incontri ravvicinati” con questi grandi predatori del mare ha riguardato persone impegnate in sport acquatici con tavole tipo quelle da surf. Le aggressioni da parte degli squali sono “un fenomeno umano”, spiega George Burgess, curatore del database, nel senso che “gli squali sono un elemento naturale dell’ecosistema. L’oceano e’ un ambiente ‘straniero’ per gli umani e quando entriamo in acqua di fatto entriamo in un ambiente selvaggio”. Il picco del 2015, ha aggiunto, si deve alle acque piu’ calde per via di El Nino.