Allerta Meteo Burian – Mentre i primi refoli freddi si fiondano sull’Adriatico, generando un intenso “forcing” convettivo che produrrà temporali a prevalente carattere nevoso e forti gragnolate fino a livello del mare, la parte centrale del nocciolo gelido in quota sta in queste ore attraversando il mar Baltico. L’aria gelida artica continentale, in discesa dalle innevate pianure della Carelia, scorrendo sopra le acque del Baltico, sta già cominciando ad umidificarsi e riscaldarsi sensibilmente per via dei moti convettivi (correnti ascensionali) che vengono innescate dalle notevolissime differenze di temperatura fra le miti acque del mare e l’aria gelida che vi passa sopra, con valori abbondantemente inferiori ai +0°C. Si vengono così a formare nubi cumuliformi, di bassa statura, di forma lineare, distesa lunga la direzione del vento prevalente a 700 hpa, completamente ghiacciate e composte da milioni di piccoli fiocchi di neve che in queste ore stanno dando luogo ad intense nevicate fra l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e le coste della Polonia affacciate sul Baltico. Ma fra poche ore lo stesso fenomeno, in forma ancor più accentuata, lo vedremo pure sul bacino centrale del Mediterraneo, non appena il nocciolo gelido dalla Polonia si fionderà verso l’Austria, la Slovacchia, l’Ungheria, la Slovenia, la Croazia, la Serbia e la Bosnia Erzegovina, sfondando direttamente sull’Adriatico attraverso i valichi delle Alpi Dinariche. Quando una massa d’aria così estremamente fredda nei medi e bassi strati, come questa di origine artica continentale, si riversa sopra mari ancora con temperature piuttosto miti tende a produrre intensi contrasti termici che esalteranno il “gradiente termico verticale”.
Questi fortissimi contrasti termici fra domani e la giornata di sabato 7 gennaio favoriranno l’avvento del fenomeno dell’”Adriatic Sea Effect” e il “Tyrrhenian Sea Effect” si originano quando una massa d’aria molto fredda e instabile in quota scorre sopra la più mite superficie marina del mar Adriatico o del medio-basso Tirreno, le cui temperature superficiali sono piuttosto elevate anche nel cuore della stagione invernale. I forti contrasti termici che si determinano sopra la più calda superficie marina rafforzando il “gradiente termico verticale” (notevoli differenze termiche fra media e bassa troposfera), favorendo l’innesco di una forte attività convettiva (forti moti ascendenti della colonna d’aria) che agevola la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi (cumuli, cumulonembi completamente ghiacciati sin dalle base alti non più di 5-6 km) in grado di apportare precipitazioni diffuse, che spesso assumono carattere di rovescio o temporale se i contrasti termici sono molto forti.
L’innesco dell’instabilità convettiva e della nuvolosità cumuliforme viene spiegata dal fatto che a contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida, sia di origini artiche o siberiane, si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, instabilizzandosi al proprio interno e determinando la rapida formazione delle nubi cumuliformi (cumulonembi) che vengono spinte dai venti dominanti verso le rispettive aree costiere, dove danno la stura a persistenti precipitazioni, che possono assumere prevalente carattere nevoso fino alle coste (specie nel caso in cui l’aria fredda sia di tipo continentale siberiana). In pratica l’aria di origini gelide scaldandosi rapidamente nei strati più bassi tende ad umidificarsi, “sublimando” (passando direttamente dallo stato aeriforme a quello solido) in presenza di temperature dell’aria nettamente inferiori agli +0°C.
Tale processo agevola, proprio come in questo caso, la formazione di bande di nubi cumuliformi, allineate una dietro l’altra, interamente ghiacciate e cariche di fiocchi di neve farinosa, che dalla parte centrale dell’Adriatico, dove si sviluppano ingrossandosi, si muovono alla volta delle coste di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, scaricando su queste forti rovesci di neve se non veri e propri temporali nevosi. Lungo le coste adriatiche, dal Veneto fino alla Puglia, l’”Adriatic Sea Effect” si attiva ogni qual volta che un intenso nucleo di aria fredda, o gelida, dalla regione carpatico-danubiana, dopo aver valicato le Alpi Dinariche, si versa sopra il bacino del mar Adriatico, contrastando con le acque superficiali decisamente miti.
Durante il passaggio dell’aria molto fredda, e originariamente secca, sopra il mar Adriatico si sviluppano delle bande nuvolose cumuliformi, con progressione lineare, che si muovono verso le coste di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, apportando consistenti precipitazioni, che diverranno nevose sino ai litorali, sotto forma di forti rovesci o temporali di neve spettacolari (lampi e muri bianchi di neve con fiocchi anche a larghe falde). Saranno proprio queste bande nuvolose dal mare a garantire nevicate molto abbondanti lungo la fascia adriatica che va dalle Marche fino alla Puglia garganica e al barese.
Ma oltre all’”Adriatic Sea Effect” dalla tarda nottata odierna sul basso Tirreno avremo pure il “Tyrrhenian Sea Effect” che apporterà vere e proprie tormente di neve fino alle coste della Sicilia settentrionale. Il “Tyrrhenian Sea Effect” è poco conosciuto, eppure grazie a questo fenomeno negli anni passati, basti pensare alle nevicate di fine gennaio 1999 (quando si imbiancò l‘intera costa tirrenica siciliana da Palermo a Messina), abbiamo potuto ammirare scenari particolarmente rari, per certi versi fiabeschi per le nostre latitudini. Lungo le coste della Calabria tirrenica e della Sicilia settentrionale questo fenomeno, accompagnato da correnti piuttosto tese da NO in quota e nei bassi strati (da Nord sulla Sicilia settentrionale), genera molto spesso intense fasi precipitative, con piogge e rovesci continui, ulteriormente esaltati dall’aspra orografia calabrese e siciliana (Serre, Aspromonte, Madonie, Nebrodi e Peloritani) che con il suo contributo blocca ogni singolo addensamento nuvoloso in formazione sopra il basso Tirreno.
Quasi tutti gli eventi nevosi tra Calabria e Sicilia, attribuiti al fenomeno del “Tyrrhenian Sea Effect”, si originano in merito allo sviluppo o al posizionamento di profonde aree depressionarie che vanno a collocarsi tra il mar Ionio (Ionio low), Golfo di Taranto (Taranto Low) e più raramente sul Canale d’Otranto, tra il nord della Grecia e le coste albanesi. Con questa peculiare collocazione le depressioni riescono ad aprire la porta alle masse d’aria molto gelide provenienti dalle lande ghiacciate dell’Europa centro-orientale. Tavolta persino dalla Russia o dall’ovest della Siberia (in tal caso ci troviamo dinnanzi aria gelidissima), il tanto invocato “Buran“, nel caso in cui l’alta pressione delle Azzorre riesce a trovare il legame con la propaggine più occidentale dell’immenso e gelido anticiclone termico “russo-siberiano”, che presenta valori barici di oltre 1050 hpa fra pianure Sarmatica e bassopiano della Siberia occidentale.
L’aria gelida da nord-est, dopo aver invaso l’Adriatico centro-meridionale, scavalca la dorsale dell’Appennino meridionale per tracimare liberamente sul mar Tirreno, raggiungendo le coste della Calabria e della Sicilia settentrionale sotto forma di freddi venti di maestrale e tramontana che comportano drastici cali termici e il conseguente avvento dei fenomeni nevosi fin dalle basse quote. I venti gelidi di provenienza balcanica, una volta transitati sopra le più miti acque superficiali del basso Tirreno, si umidificano nei bassi strati e determinano possenti contrasti termici, creando un fortissimo “gradiente termico verticale” (notevoli differenze di temperatura in seno alla colonna d’aria). A causa dei fortissimi contrasti termici, tra l’aria gelida in quota e la più temperata superficie marina tirrenica, si attivano violenti moti convettivi (moti ascensionali) che costruiscono imponenti addensamenti nuvolosi a sviluppo verticale (cumuli e cumulonembi) capaci di apportatore forti rovesci e violente manifestazioni temporalesche che date le bassissime termiche (in tali circostanze) presentano precipitazioni a prevalente carattere nevoso fino alle coste.
Ciò si concretizza soprattutto quando in quota prevale un teso flusso nord-occidentale che propaga gran parte dei nuclei precipitativi convettivi verso la fascia peloritana-nebroidea, l’area dello Stretto di Messina e il versante occidentale aspromontano, dove si fa sempre il carico di precipitazioni. Negli ultimi anni il vistoso crollo della nevosità in molte località dell’Italia meridionale è da imputare a diversi e variegati fattori, tra cui la maggior latitanza delle congeniali configurazioni bariche appena descritte (Ionio low) e l’aumento della temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo.
Da domani pero il “Tyrrhenian Sea Effect” dovrebbe produrre eccezionali precipitazioni nevose fin sulle coste della bassa Calabria e della Sicilia settentrionale, dato l’ingresso dell’intensa avvezione fredda da N-NE, con isoterme fino a -10°C a 850 hpa in prossimità dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale. Per cui molte città di mare, come Palermo, Messina e Reggio Calabria, già fra la mattinata e il primo pomeriggio di domani, potrebbero tingersi di bianco fino alle coste per via dei forti rovesci di neve che si svilupperanno sopra il Tirreno meridionale. Ecco le preziosissime pagine utili per monitorare la situazione in tempo reale, da tenere sempre aggiornate nelle prossime ore e nei prossimi giorni: