“I ghiacciai sono il termometro dello stato di salute del mondo e oggi segnano una febbre sempre piu’ alta”. Sono le parole del Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha aperto a Palazzo Ferro Fini la conferenza sul tema “Il monitoraggio dei ghiacciai delle Dolomiti e i mutamenti climatici” a cura del geologo Franco Secchieri. “Secchieri è uno dei pochi glaciologi con quarant’anni di studio sul campo alle spalle – ha proseguito Ciambetti – ha fatto spedizioni sull’Himalaya e ha studiato le Dolomiti, dal Tonale alla Val Senales fino al Fontana Bianca. Puo’ narrare, forte della sua esperienza sul campo, l’evoluzione drammatica dei ghiacciai”. “I ghiacciai narrano la memoria del mondo, il cambiamento delle temperature, l’aumento dell’anidride carbonica, la presenza di isotopi radioattivi sono un prezioso archivio a disposizione dell’uomo per capire i cambiamenti atmosferici – ha aggiunto – E’ una questione oggi di grande attualita’ con la Pianura Padana caratterizzata da una qualita’ dell’aria sempre piu’ scadente e con una mancanza di precipitazioni che creera’ problemi seri anche nei prossimi mesi”.
Secchieri è autore dell’ultimo Catasto dei ghiacciai, un’indagine realizzata tra il 2013 e il 2014 in collaborazione con Arpav e con la Regione Veneto che ha permesso di catalogare i circa 80 ghiacciai dolomitici. “Mi auguro che questa collaborazione con Arpav, interrotta dal 2014 possa riprendere – ha concluso Ciambetti – e’ importante tenere monitorata la situazione delle montagne”. Secchieri con il supporto di fotografie scattate da piccoli aerei da ricognizione ha raccontato le Dolomiti e i cambiamenti climatici, dalla Marmolada all’Antelao, dal Sorapis al Cristallo, con i ghiacciai che si ritirano giorno dopo giorno trasformandosi in rock glaciers, ovvero ricoprendosi di detriti prima di scomparire. Altro tema affrontato da Secchieri e’ quello delle frane e in particolare quelle della Valle del Boite. “La strada sul fianco sinistro della valle non cesserà mai di avere problemi in occasione di intense precipitazioni – ha spiegato Secchieri – o si puliscono i canaloni dai detriti che si accumulano creando poi le frane, ma e’ un lavoro improbo, o si sposta la strada”.