“Quaranta minuti prima della valanga Piero mi ha mandato un sms per chiedermi di far liberare dalla neve un parcheggio per gli autobus. Non sospettava neanche lontanamente quello che gli stava per capitare”. Piero è Piero Di Pietro, nel racconto del suo amico Rocco D’Amico, assessore di Loreto Aprutino, il comune pescarese che finora ha pagato il prezzo più alto alla valanga sull’hotel Rigopiano. Di Pietro sarebbe la quarta vittima su sei estratte finora dalla neve e dalle macerie. Il corpo della moglie Barbara Nobilio, 51 anni, è stato identificato ieri. Con loro sono morti anche Sebastiano Di Carlo e la consorte Nadia Acconciamessa. Lui, 49 anni, gestiva una pizzeria nella via principale di Loreto, accanto alla sede della Protezione civile. Lei lavorava alla Asl. Edoardo, il figlio di 8 anni, si è salvato e ora è orfano. Per un paese di meno di ottomila abitanti la distruzione di due famiglie e’ uno choc. “E’ un avvenimento che lascera’ il segno – dice il sindaco Gabriele Starinieri, Pd, medico di base – Ora siamo storditi, ce ne accorgeremo al funerale”.
Con Di Pietro lo accomuna la politica. La casa dei genitori di Sebastiano Di Carlo sembra vuota: i parenti delle vittime non li hanno visti in giro. Molti si trovano all’ospedale di Pescara accanto a Edoardo o all’obitorio. Chi accetta di parlare della sciagura oscilla tra il fatalismo e la rabbia trattenuta per il ritardo nell’evacuazione dell’albergo di Farindola. Un posto dove molti da qui erano stati piu’ volte: il Gran Sasso e’ la loro montagna. “Una valanga cosi’ non si era mai vista – dice l’assessore ai rifiuti e allo sport D’Amico – Ma tutta la situazione di questi giorni, di fronte al maltempo e al terremoto, ha messo in evidenza l’incuria di questi luoghi”. “Li hanno lasciati li’ per ore ad aspettare lo spazzaneve, erano tutti nella hall… – recrimina Domenico D’Amico, a lungo emigrato per lavoro in Canada –. Non voglio fare polemiche, ma e’ la metafora dell’abbandono di questa zona”. L’area Vestina, che viveva di agricoltura un tempo, ora sopravvive con le cantine che producono il Montepulciano d’Abruzzo e altri vini, dicono. L’unica fabbrica ha chiuso diversi anni fa. L’architettura fascista di alcuni edifici del Paese ricorda che questa e’ stata la citta’ di Giacomo Acerbo, piu’ volte ministro con Benito Mussolini, noto per la legge elettorale fortemente maggioritaria che porta il suo nome. La sciagura di Rigopiano e’ arrivata improvvisa. La comunita’ si stringera’ intorno a Edoardo Di Carlo, rimasto senza genitori, con due fratelli poco piu’ che adolescenti, ma tanti zii e cugini. Su Piero Di Pietro si nutrono ancora speranze, sempre piu’ flebili con il passare delle ore. E’ molto conosciuto qui, per aver giocato a calcio a buoni livelli e poi allenato. Di Pietro e’ un dirigente della Tua, l’azienda unica trasporti Abruzzo. Con la moglie hanno avuto due figlie, una delle quali doveva laurearsi martedi’ in legge a Roma. Invece con la sorella e’ andata a riconoscere il corpo della madre a Pescara. Temendo di dover fare lo stesso con il padre. Potrebbe essere lui la sesta vittima trovata oggi, un uomo.