Maltempo, gli allevatori delle aree del terremoto: situazione critica, mucche assiderate senza stalle

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“Abbiamo perso due mesi. Moduli su moduli da riempire, un sacco di burocrazia, e intanto le mucche rischiano di morire assiderate sotto la neve, e i lupi hanno gia’ sbranato due vitellini appena nati”. Nelle zone del terremoto innumerevoli stalle sono state distrutte o gravemente lesionate in seguito alle forti scosse di agosto e ottobre, e sono migliaia i capi di bestiame, vacche e pecore, che, rientrati a valle dai pascoli estivi, non hanno più avuto un riparo. Attilio Rivelli,uno dei dieci allevatori di Pieve Torina (Macerata), racconto di come la sua quotidianità sia tutta in salita. ”Con mio zio – racconta all’ANSA – gestisco un’azienda zootecnica che da’ lavoro anche ad un’altra famiglia. Abbiamo 150 mucche da carne, la casa inagibile, due stalle senza tetto. Il primo mese ce la siamo cavata, con la neve sono arrivati i guai”.

Il paese non l’hanno abbandonato, dormono in un camper e in un container ”comprato a spese nostre’‘. 40 mucche sono state ospitate nella stalla vuota di un amico, ‘‘le altre le abbiamo sistemate sotto una tettoia esterna. Ma di notte fa -15 gradi, l’acqua nelle tubature gela, gli animali non potranno andare avanti a lungo in queste condizioni”. I Rivelli erano pronti ad acquistare una stalla mobile con soldi loro, ”ma ci hanno detto aspettate, aspettate…un rimpallo continuo fra Protezione civile e Regione. Ogni volta manca qualche carta, ora addirittura hanno chiesto al Comune le schede Aedes che avevano fatto loro”. In due mesi e mezzo, sostiene Attilio, ‘‘una baracca per gli animali si poteva fare eccome. Io di moduli ne ho chiesti 4, ma se arrivano a primavera sono troppi, e pagati con i soldi dei contribuenti”. Giusto, riconosce, ”mettere dei paletti, ma qui non si puo’ neppure parlare di ritardi: i moduli devono ancora ordinarli!”. ”La verità – osserva – è che nessuno dopo il sisma di agosto si aspettava un secondo terremoto cosi’ devastante, che ha colto tutti impreparati”. La Coldiretti ha rivolto un appello a fare presto con i container, ma intanto Attilio fa i conti con un 2017 che sara’ a reddito zero: ”Le mucche devono sopravvivere, altro che accrescimento ponderale. Spenderemo di più per un’alimentazione più ricca, e non potremo portarle al macello. Se va bene, se ne riparla nel 2018”. Un capo da carne costa 2 mila euro. Il conto e’ presto fatto.

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