Novartis: Italia batte Usa nella produzione di un farmaco per il cuore

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L’Italia batte gli Usa nella produzione di Entresto, il farmaco anti-scompenso cardiaco prodotto a Torre Annunziata (Napoli) nello stabilimento di Novartis. Lo dice l’amministratore delegato del colosso svizzero Joseph Jimenez presentando i dati del 2016. Una rivelazione forse scomoda per un gruppo che genera negli Usa il 35% dei ricavi e alla luce delle critiche del neo-presidente Donald Trump all’industria farmaceutica. Jimenez non teme ritorsioni e si dice “sereno”. Alla domanda se ha in programma un faccia a faccia con l’inquilino della Casa Bianca, replica senza esitazione: “non vedo l’ora di incontrarlo”. Per liquidare le critiche di Trump il manager del gruppo elvetico, membro tra l’altro del Cda di General Motors, si serve di pochi e chiari argomenti: “Il nuovo presidente degli Usa – afferma – ha dimostrato di riconoscere il valore dell’innovazione e dell’industria farmaceutica per il Paese”.

Un settore che “crea un fatturato di 70 miliardi di dollari all’anno in ricerca e sviluppo con 4,5 milioni di occupati”. “Quello che ci sta a cuore – conclude – è che i cittadini americani abbiano accesso ai farmaci di cui hanno bisogno”, mentre il problema dei prezzi dei farmaci “non e’ nuovo” e “molti contratti sono gia’ parametrati sull’impatto dei farmaci” in termini di benefici sociali e minori ospedalizzazioni. Quanto all’Italia, l’obiettivo è quello di produrne 35 milioni di scatole entro il 2020. “Sono ottimista sulle prospettive a lungo termine di Entresto – confida Jimenez – prodotto a Torre per oltre 112 Paesi al mondo”. Inoltre “ci sono le condizioni per una accelerazione delle vendite a partire da quest’anno”, tanto che Entresto è un potenziale ‘blockbuster’, in grado cioé di superare un fatturato di 1 miliardo di dollari.

Quanto al 2016, i conti hanno risentito della competizione sui prezzi nel settore dei generici a marchio Sandoz, che interessa in Italia l’impianto di Rovereto (Trento). A livello globale Novartis ha registrato ricavi netti in calo del 2% a 48,51 miliardi di dollari (45,24 miliardi di euro) ed un utile netto in ribasso del 5% a 6,69 miliardi di dollari, ma è cresciuta la liquidita’ (+2% a 9,45 miliardi di dollari (8,81 mld euro), che consente di confermare la “strategia sulle acquisizioni”, con un importo massimo previsto di 5 miliardi di dollari dopo aver concluso gia’ “14 operazioni negli ultimi 8 mesi“. Per l’anno in corso sono previsti invece ricavi “in linea con il 2016 ed un “assorbimento della competizione sui generici”. Il risultato operativo e’ previsto “in crescita tra l’1 ed il 5% ed il Gruppo sta “ragionando” sul destino di Alcon, che potrebbe essere scorporata e addirittura quotata in Borsa. La decisione e’ attesa “entro la fine dell’anno”, spiega Jimenez. Positiva la reazione del titolo in Borsa a Zurigo (+2%).

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