I batteri che colonizzano l’intestino dei neonati potrebbero essere trasmessi dalla mamma già durante il parto. O per lo meno così accade per alcune specie di microorganismi. Ad affermarlo uno studio pilota condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Trento in collaborazione con le unità operative di ostetricia e neonatologia dell’ospedale di Trento. La ricerca, pubblicata sulla rivista ‘mSystems’, ha osservato che “la trasmissione verticale dei microbi effettivamente avviene per alcune specie di batteri” e “può essere studiata in modo sistematico”. Lo studio ha raccolto campioni fecali e di latte materno di cinque coppie madre-neonato individuate quando i neonati avevano tre mesi. Poi nuovi campioni da due delle coppie quando i piccoli avevano 10 mesi e da un’altra coppia quando il piccolo aveva 16 mesi.
I ricercatori, applicando la tecnica del ‘sequenziameto metagenomico’ su 24 campioni di microbiota e del ‘sequenziamento metatrascrittomico’ sui campioni fecali di due delle coppie, hanno rilevato la presenza di ceppi batterici geneticamente identici nei campioni fecali di neonati e delle loro madri, diversi da quelli individuati in altri neonati o madri. “Il fatto che i ceppi trasmessi appartenenti a diverse specie di bacteroides e bifidobacterium erano attivi nelle comunità microbiche sia della madre che del neonato suggeriscono che la trasmissione verticale sia avvenuta con successo e possa essere duratura”, spiegano gli studiosi per i quali la scoperta potrebbe aprire a nuovi scenari terapeutici: “Se infatti si dimostrasse che la madre può trasmettere, prima o durante il parto un microrganismo dannoso per la Salute del bambino, potrebbe essere possibile fare esami sulla madre durante la gravidanza e offrire qualche trattamento preventivo al bambino”. “Le madri sono la fonte di parte dei microbi che potrebbero essere essenziali per lo sviluppo del microbiota intestinale del neonato – afferma Nicola Segata, autore dello studio – La rivoluzione si chiama metagenomica, un metodo biotecnologico che dalle feci o dalla saliva di una persona consente di risalire ai microorganismi presenti attraverso il sequenziamento del loro materiale genetico e l’analisi informatica dei dati”.
Per analizzare la trasmissione microbica da madre a neonato, il team ha analizzato i campioni metagenomici a un livello più sottile per esaminare ceppi batterici specifici. In un neonato è stato rilevato un ceppo del batterio infantile comune (bifidobacterium bifidum) identico al 99,96% a quello della madre ma palesemente distinto dai ceppi dello stesso batterio osservati in altri neonati. In un altro neonato sono stati rinvenuti ceppi di altri due batteri (il coprococcus comes e il ruminococcus bromii) identici a quelli delle madri in misura maggiore al 99%. “Benché sia ancora presto per i risultati finali su tutte le 50 coppie – conclude Segata – possiamo dedurre che probabilmente una parte considerevole dei batteri del neonato proviene dalla madre”. Il lavoro è ancora in corso sulle altre coppie madre-neonato dalla nascita dei piccoli fino a un anno di vita. “Il prossimo passo – spiegano i ricercatori – sarà quello di confrontare le vie di trasmissione dei microbi del parto naturale e nel parto cesareo, nell’allattamento al seno, nel contatto pelle a pelle subito dopo la nascita”.