I soccorritori reduci dal gelo della tragedia del crollo dell’hotel di Rigopiano in Abruzzo, volavano su una rotta collaudata a bordo di un elicottero del 118 per un intervento molto meno complesso, il recupero di uno sciatore ferito. Ma dove non sono riusciti il terremoto, la slavina e il gelo, stavolta a uccidere molto probabilmente è stata la nebbia. Ad accertarlo sara’ l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica sulla caduta del velivolo che, intorno a mezzogiorno, si e’ schiantato su Monte Cefalone, a circa 2 mila metri di quota, nel territorio comunale di Lucoli (L’Aquila). A perdere la vita sono stati i 5 membri dell’equipaggio e los ciatore recuperato. Sembrerebbe, ad alcune ore dall’accaduto, che il motivo della tragedia sia da imputare ad alcuni cavi contro cui l’elicottero avrebbe impattato. “E’ molto probabile che sia cosi’. Quella dei cavi e’ una problematica molto seria. Non esitono mappe agiornate che ne determinino la posizone e sotto certe quote non c’e’ obbligo di segnalazione. Ci si deve necessariamente affidare all’esperienza del pilota, ma con quelle condizioni di visibilita’ diventa tutto molto complicato”.
A parlare è Fabrizio Pregliasco, presidente di Anpas, che e’ stata la prima associazione in italia a fare elisoccorso, nel lontano 1986. “Tutto ebbe inizio con la nascita del pronto soccorso con ala rotante, grazie al lavoro di Patrizio Nannini che con la rivista N&A Associati, prima rivista che si occupava di pronto soccorso, creo’ le condizioni necessarie”, aggiunge Pregliasco. Da allora il servizio e’ diventato imprescindibile. Basti pensare ai numeri degli interventi di Anpas Bolzano, “che ha creato un consorzio con il gruppo speleologico locale con cui fa servizio di 118 in elicottero”, spiega il presidente. Secondo il presidente pero’ ci sono anche altre strade per prevenire disastri come quello del Gran Sasso. “Prima di tutto va chiarito pero’ come funziona un intervento di elisoccorso. Normalmente la prassi vuole che l’elicottero serva per portare al paziente i soccorsi, l’equipe medica, nel minor tempo possibile. Quindi il fine e’ quello di calare con il verricello i medici che si occuperanno di rendere stazionario e in sicurezza il malato. Solo poi, prevalentemente su gomma, si procede con il trasporto”.
Non è sempre cosi’ naturalmente. “E’ evidente che in presenza di situazioni meteorologiche o ambientali molto avverse, tipiche della montagna, si sia costretti ad operare anche il prelievo e il trasporto con l’elicottero”. Ecco allora dove intervenire: “Sarebbe importante che si lavorasse di più sulla responsabilità dei privati cittadini”, sottolinea Pregliasco, “certo regole piu’ stringenti sull’accesso alla montagna in caso di maltempo sarebbero utili. Come anche la scelta di molte regioni di rendere obbligatoria l’assicurazione per sciare. Ma prima di tutto e’ importante che le persone si rendano conto dei rischi di come e quando sia possibile aventurarsi in montagna e quando invece è il caso di desistere”