Saldi, Confesercenti: vendite stabili, pesa il clima freddo

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Avvio di vendite di fine stagione complessivamente stabile sullo scorso anno, anche se segnato dal meteo. L’ondata di freddo eccezionale che ha colpito l’Italia nei giorni scorsi ha inciso, infatti, anche sull’andamento della prima settimana dei saldi invernali. E se da un lato si registra una crescita dell’interesse per capispalla e maglioni, in alcune città, soprattutto al sud e sull’arco alpino, il freddo ha frenato clientela e vendite. Complessivamente performance più o meno stabili per le città del centro Italia, con buoni risultati nel centro storico di Firenze grazie al Pitti. Andamento soddisfacente e in lieve crescita in molte località del nord, in particolare in Emilia Romagna. E’ quanto stima l’Ufficio Economico di CONFESERCENTI. Potenzialmente i saldi invernali ed estivi possono generare fino ad 8 miliardi di euro di consumi l’anno: un valore che li rende il principale appuntamento commerciale del nostro mercato interno, secondo solo al Natale, a quota 14 miliardi. “I saldi hanno un’importanza evidente per i consumi interni, ma nonostante questo – spiega Roberto Manzoni, presidente di Fismo CONFESERCENTI – hanno un numero record di detrattori, che li tacciano di essere un’anomalia italiana e ne invocano la liberalizzazione, senza considerare che le vendite di fine stagione sono regolamentate in molti Paesi d’Europa. Ma se i periodi venissero liberalizzati, i saldi morirebbero, non sarebbero più credibili: la data unica di inizio permette infatti al consumatore di verificare i prezzi di partenza, e a tutte le imprese di godere di un annuncio pubblicitario collettivo, creando l’evento anche per i piccoli. Abolirla – sostiene – andrebbe a vantaggio solo delle grandi, che possono contare su importanti interventi pubblicitari”. “I saldi 365 giorni su 365 – aggiunge ancora Manzoni – causerebbero la definitiva ‘outletizzazione’ dell’offerta commerciale: sconti su beni di cui è ignoto il prezzo di partenza. Una pratica questa, che certamente non va a favore né delle pmi né dei consumatori. E che danneggia il commercio urbano, incidendo anche sull’attrattività turistica e unicità delle nostre città”, conclude.

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