Sbagliando s’impara, ed il nostro cervello è in grado di imparare anche quando a sbagliare sono gli altri. L’osservazione degli errori altrui stimola i meccanismi cerebrali di correzione automatica dell’errore stesso, favorendo così l’apprendimento. Lo rivela uno studio condotto da Alice Mado Proverbio, docente di Neuroscienze cognitive presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. La ricerca dal titolo “Error related negativity in the skilled brain of pianists reveals motor simulation” è stata pubblicata sulla rivista scientifica Neuroscience. Le sperimentazioni hanno coinvolto 10 giudici esperti (studenti e professori di pianoforte della Civica Scuola di musica Claudio Abbado) e 24 partecipanti sottoposti a elettroencefalografia: 12 pianisti professionisti e 12 studenti universitari senza una specifica educazione musicale.
Ognuno dei partecipanti è stato invitato a visualizzare centinaia di video durante i quali venivano mostrate un paio di mani nell’atto del suonare. Nell’altra metà dei casi i movimenti delle mani erano compatibili con la traccia musicale ascoltata, nell’altra metà, invece, la diteggiatura non corrispondeva alle note musicali di sottofondo. Quando il suono non era compatibile con le immagini visualizzate, il cervello dei pianisti lo rilevava automaticamente, registrando l’incongruenza, mentre il cervello dei partecipanti non esperti non rilevava gli errori, poiché privo di quelle regole audio visuo-motorie presenti nel cervello dei musicisti, derivanti dall’educazione musicale. Tale processo, per mezzo del quale il cervello registra un’incongruenza e si accorge dell’errore, si manifesta come componente negativa nota in letteratura col nome di Error related negativity (ERN). La ERN solitamente viene rilevata quando siamo noi stessi a commettere l’errore, ma grazie all’attivazione dei neuroni specchio audio visuo-motori è rilevata anche quando a sbagliare sono gli altri. Lo studio ha dimostrato che quando il cervello rileva un errore, anche se compiuto da altri, mette in atto dei processi di correzione automatica che, modificando l’organizzazione delle informazioni, favoriscono l’apprendimento. La ricerca ha inoltre evidenziato come la sola osservazione del movimento stimola direttamente l’attività della corteccia motoria e premotoria del nostro cervello, come se a compiere un dato movimento fossimo noi stessi.
Ecco perché – dice la ricerca – anche la semplice visione di filmati, o la dimostrazione dal vivo da parte dell’insegnante e’ fondamentale per l’apprendimento di discipline motorie, musicali e di altro tipo. “La scoperta in futuro potrebbe essere utile alla riabilitazione clinica in pazienti paralizzati e con deficit motori – spiega Alice Mado Proverbio – La stimolazione sensoriale, attraverso la visione di un video, contribuisce all’apprendimento della pratica motoria grazie all’attivazione dei neuroni specchio visuo-motori. Lo studio, inoltre, ha permesso di comprendere il meccanismo cerebrale grazie al quale si codificano, e dunque si ricordano, quali dita usare per suonare le note musicali, contribuendo cosi’ al processo di apprendimento delle abilita’ musicali”.