Che il sistema della Protezione civile disegnato nel 2012 dal Governo Monti non funzioni a dovere, era chiaro da tempo. Nel settembre 2015 la Camera aveva approvato un ddl per il riordino del Dipartimento, ma da allora il provvedimento non ha fatto altri passi in avanti. La doppia emergenza di questi giorni, di terremoto e maltempo, ha riproposto con urgenza il tema ed il premier Paolo Gentiloni ha annunciato l’intenzione di potenziare la Protezione civile eliminando la burocrazia. Stamani Gentiloni dovrebbe incontrare a Palazzo Chigi il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, per un primo confronto. L’emergenze di questi giorni è stata eccezionale, ma molti contestano la risposta ad essi specificando che sarebbe dovuto essere migliore. Sull’argomento c’è già stata una prima discussione nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso, mentre ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha parlato di “intervento insufficiente. Non mi sento la coscienza a posto: bisogna fare di più. Ma l’intervento c’è stato”.
La Protezione civile è organizzata diversamente rispetto a quella dei tempi di Guido Bertolaso, che accentrava tutto e andava avanti a colpi di ordinanze in deroga alle norme, con affidamenti diretti degli appalti, senza gare. La gestione di Bertolaso aveva preso in mano anche l’organizzazione dei Grandi Eventi come il G8. Il vento dopo il 2009 è cambiato, anche in seguito a vicende giudiziarie, e successivamente, nel 2012, c’è stato un riassetto che ha ridimensionato il potere della Protezione civile a favore di Regioni ed enti locali. Il sistema e’ complesso. Il Dipartimento coordina tutti i soggetti coinvolti: dai Comuni alle Province alle Regioni, dai concessionari stradali come Anas e Autostrade, all’Enel, ai diversi corpi dello Stato che concorrono nelle emergenze, Forze di polizia, vigili del fuoco, militari, volontari. Se uno dei soggetti coinvolti ritarda, sottovaluta, sbaglia, tutto il sistema ne risente. Ad esempio, i piani neve spettano ai Comuni e non tutti sono in regola. “Se i piani non vengono fatti prima – ha lamentato ieri il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio – poi è chiaro che non ci si può aspettare che quando c’è l’evento si facciano i miracoli”.
L’idea è pertanto quella di dare maggiore impulso al Dipartimento in modo che possa far funzionare efficacemente tutta la filiera di amministrazioni coinvolte. “Non possiamo – ha detto il premier – avere strozzature burocratiche, dobbiamo dare un segnale di accelerazione forte e chiaro” ai cittadini. L’obiettivo è quello di velocizzare e rendere più efficienti prevenzione, soccorsi e ricostruzione, senza abdicare ai controlli. E qui entra in gioco Cantone, non a caso citato da Gentiloni. Il presidente dell’Anac, infatti, nei giorni scorsi aveva lanciato un allarme a proposito di chi accusa i controlli di provocare ritardi ed ingessare le procedure: “mi chiedo se dietro certe affermazioni palesemente strumentali – ha spiegato – non ci sia la voglia di tornare alla politica delle ‘mani libere’, che mi pare abbia creato gia’ sufficienti problemi in passato”. Gentiloni e Cantone si vedranno, dunque, per capire come tenere insieme necessità di sburocratizzare l’emergenza ed evitare che gli appalti diventino mangiatoie per le ‘cricche’. E’ infatti ancora fresco il ricordo di chi rideva appena saputo della scossa del 2009 all’Aquila, pregustando ricche commesse.