Terremoto, la Protezione Civile sulle proteste: i tempi per la ricostruzione sono necessariamente lunghi

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“E’ nella logica delle cose che i cittadini, dopo una tragedia come il Terremoto, che ha sconvolto le loro vite, lamentino ritardi. La volontà e il desiderio di tutti è che tutto ritorni come prima. Perché ciò accada, però, occorre mettere in campo attività complicate che è difficile spiegare”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Immacolata Postiglione coordinatrice della Direzione comando e controllo della Protezione Civile, all’indomani della protesta messa in atto da cittadini delle frazioni di Accumoli e di altri centri colpiti dai terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre. “Penso ad esempio alla questione macerie. Finora dai luoghi colpiti dal sisma nella regione Lazio, cioè fondamentalmente Accumoli e Amatrice, sono state portate via 25 mila tonnellate di macerie ed è un lavoro che stanno facendo i Vigili del Fuoco con le Forze Armate – ha spiegato Postiglione – Le ditte incaricate di effettuare questo lavoro non possono ancora entrare in azione perché non esistono le condizioni di sicurezza per farlo. Ricordiamo sempre che al Terremoto del 24 agosto ha fatto seguito quello violentissimo del 30 ottobre, che ha aggravato la già difficile situazione. Prima di portare via le macerie, inoltre, occorre finire di demolire e mettere in sicurezza le strutture pericolanti. Tutto questo richiede un processo lungo ed è normale che il cittadino possa non capire questa logica, che gli va spiegata”. “Per quanto riguarda invece le casette, – ha precisato Immacolata Postiglione – va detto che le soluzioni provvisorie consentono di poter cominciare a lavorare a una idea di ricostruzione dei centri. Parliamo di zone dal territorio complicatissimo, in cui fragilità e bellezza convivono, ed è una delle peculiarità del nostro Paese. E non sono piccole cittadine, racchiuse attorno a una chiesa o a un municipio. Si pensi che solo ad Accumoli sono ben 11 le frazioni in cui si devono collocare gli insediamenti provvisori, e sono luoghi composti anche di sole dieci case. Queste casette – ha spiegato la dirigente della Protezione Civile – sono state oggetto di gare bandite dal dipartimento molto prima del Terremoto, ottemperando tutti i criteri di trasparenza ed economicità. Sono pensate perché la gente ci possa trascorrere anni, perché purtroppo la ricostruzione durerà diverso tempo. Il costo medio è di circa 50 mila euro e varia a seconda del formato. Non è una cifra con cui si possano costruire delle villette, come qualcuno dice”. “Poi bisogna tenere in considerazione la difficoltà di individuare aree idonee in un territorio morfologicamente esposto a un elevato rischio idrogeologico. Sono stati centinaia i sopralluoghi effettuati dai nostri tecnici e da quelli della Regione per individuare luoghi in cui le casette potessero essere collocate al riparo dal rischio di alluvioni e frane – ha raccontato – Per quanto riguarda i problemi che stanno affrontando gli allevatori, infine, siamo ben consci della situazione”. “Una delle prime ordinanze della protezione civile, tesa a disciplinare le emergenze, a inizio settembre riguardava proprio loro – ha detto Immacolata Postiglione – nella convinzione che la loro attività fosse davvero una delle peculiarità del territorio e come tale andasse tutelata. Ci siamo mossi subito ma abbiamo dovuto registrare difficoltà dovute al nuovo sisma di fine ottobre, che ha moltiplicato in modo esponenziale il numero dei comuni coinvolti. Voglio dire comunque che sono molte le stalle montate e altre sono in allestimento. Per accelerare i tempi e venire incontro alle necessità di tutti – ha concluso la coordinatrice della Direzione comando e controllo della Protezione Civile – abbiamo anche lasciato agli allevatori un certo grado di autonomia per quanto riguarda piccole riparazioni alle stalle oppure il trasferimento temporaneo nelle strutture di un’altra azienda che disponga di strutture già operative”.

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