Stelle della Via Lattea catalogate secondo gli elementi chimici che le caratterizzano, per costruire alberi genealogici con tecniche utilizzate abitualmente dai biologi. E’ questo il tema dello studio “Cosmic phylogeny: reconstructing the chemical history of the solar neighbourhood with an evolutionary tree”, pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Il team della ricerca, coordinato dall’Università di Cambridge, ha proposto l’applicazione, in campo astronomico, di prassi proprie di altre discipline per approfondire i processi che hanno portato alla formazione di un determinato gruppo di stelle, accomunate dallo stesso passato.
Gli astronomi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno esaminato 22 stelle della nostra galassia, Sole compreso, e hanno considerato i 17 elementi chimici in esse riscontrati come se fosse il DNA di organismi viventi. Basandosi sulla teoria evoluzionista di Darwin, il gruppo di lavoro ha costruito un albero filogenetico per collegare tra loro gli astri.
L’analisi degli elementi chimici è stata condotta con lo spettrografo HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) presso l’osservatorio ESO di La Silla in Cile, mentre lo studio delle età delle stelle e delle loro proprietà cinematiche si è basato sui dati della storica missione Hipparcos dell’ESA, svoltasi tra il 1989 e il 1993. Sono stati utilizzati altresì i dati di Gaia, missione anch’essa dell’ESA lanciata nel 2013 con il compito di realizzare una mappa tridimensionale della Via Lattea, che vede coinvolto il nostro Paese con un contributo di eccellenza al DPAC (Data Processing and Analysis Consortium) tramite l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Astrofisica.
L’indagine della composizione chimica ha consentito di identificare delle ‘famiglie’ di stelle, tenuto conto che due astri che presentano gli stessi elementi sono nati, molto probabilmente, nella medesima nube molecolare.
Alcune stelle prese in esame sono risultate particolarmente longeve e sono motivo di grande interesse per gli studiosi perché hanno conservato le tracce dell’epoca in cui si sono formate.
La stella più antica tra le 22 oggetto dell’indagine ha circa 10 miliardi di anni (due volte l’età del Sole), mentre la più giovane, in termini astronomici, ne ha solo 700 milioni.
Secondo gli autori del paper, sul campione di 22 stelle analizzate, è stato possibile individuare tre genealogie di stelle unite da una storia comune, come si evince dall’illustrazione sopra a destra (Credits: Institute of Astronomy, University of Cambridge): il gruppo ‘rosso’, costituito da nove stelle compreso il Sole, la famiglia ‘blu’ con soli tre rappresentanti e quella ‘arancione’ con quattro. Per le sei stelle indicate in bianco, invece, non è stata possibile l’assegnazione a nessuna ‘casata’.
Il gruppo di lavoro ritiene che l’utilizzo della metodologia filogenetica possa schiudere nuovi scenari nello studio della formazione e dello sviluppo delle stelle e nella loro classificazione.