Hotel Rigopiano, parla il produttore della serie tv: “Ho sempre rispettato la memoria delle vittime, voglio raccontare l’abnegazione e il coraggio dei soccorritori”

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Fa discutere l’annuncio della Taodue di un progetto di fiction dedicato alla tragedia di Rigopiano. E oggi il legale dei familiari di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell’hotel, definisce ”irrispettosa la scelta di farne una serie tv”. Il produttore Pietro Valsecchi, che del racconto televisivo di finzione sulla cronaca ha fatto la cifra stilistica della sua produzione, precisa le sue intenzioni ‘‘da tempo stavo pensando di raccontare il lavoro di chi fa parte della macchina dei soccorsi (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Guardia di Finanza, Soccorso Alpino, volontari, personale medico e paramedico). Queste persone rappresentano la parte migliore di un paese in cui le calamità naturali vengono purtroppo amplificate nei loro effetti tragici dalla negligenza o dalla corruzione. Sono convinto che il loro impegno meriti di essere raccontato, allo stesso modo in cui ho raccontato nel mio lavoro di produttore, la dedizione e il coraggio di poliziotti, carabinieri, magistrati ma anche di persone della società civile come i giuslavoristi Biagi e D’Antona uccisi dalle BR, l’imprenditore Libero Grassi e il giornalista Mario Francese, assassinati dalla mafia”.

Valsecchi è convinto che ”raccontare a milioni di persone l’abnegazione e il coraggio di persone reali possa dare dei necessari punti di riferimento ai giovani, a noi e alla politica, in un periodo in cui abbiamo pochi esempi da seguire. Saranno questi “eroi” i protagonisti della nostra storia, dove – sottolinea – non avrà invece spazio alcun indugio voyeuristico sul dolore, quello a cui purtroppo abbiamo assistito in molti programmi tv in quelle ore drammatiche; sarà infatti importante nel nostro progetto il tentativo di ricostruire con precisione e lucidità le dinamiche di questa tragedia e capire se si sarebbe potuta evitare”.

Per Valsecchi la fiction è un ”modo migliore per riconoscere il lavoro dei soccorritori, che ogni giorno, in silenzio e in ogni angolo del paese, agiscono per la collettività. Con questo progetto vorrei mantenere viva la memoria, in un paese che dimentica tutto troppo velocemente. Mi rendo conto che la tempistica della comunicazione del progetto possa essere “mal interpretata”, ma il mio intento non è mai stato quello di realizzare un “instant movie” per sfruttare l’onda emotiva della tragedia, ma sara’ al contrario di costruire un’opera meditata e approfondita, che, come quelle che ho realizzato in tutta la mia carriera”, aggiunge sottolineando di ringraziare il Corriere della Sera per ”l’articolo molto equilibrato in prima pagina al nostro progetto”.

Valsecchi cita alcune delle sue produzioni più note, dalla Uno Bianca a Nassiriya, da Paolo Borsellino al film su Giorgio Ambrosoli e a quello su Papa Francesco, come esempi di lavori in cui si è ‘‘sempre rispettata la memoria delle vittime e il dolore dei familiari; e infatti è sempre stata riconosciuta l’onestà delle mie intenzioni, proprio perché sono state opere meditate, approfondite e girate da grandi professionisti. Su questo mi impegno e sono pronto ad ascoltare tutti coloro che hanno vissuto quelle ore drammatiche in modo che non venga dimenticata la voce di nessuno”.

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