Sono numeri importanti quelli che declina la Space Economy italiana che conta su “un fatturato da 1,6 miliardi di euro” e “impiega oltre 6mila addetti”. E se a questi numeri si sommano “le partecipazioni a programmi internazionali” e “l’indotto che si genera dalle attività industriali” per lo spazio, il bilancio porta a confermare che per “ogni euro investito per le missioni in orbita se ne generano da 3 a 5 euro” in base al settore spaziale di riferimento. Dunque la space economy può a ragione essere considerata un “potente DRIVER di sviluppo economico e di conoscenza”. Ma “serve una strategia unitaria”.
Visione che Formiche e Airpress hanno voluto concretizzare, mettendo oggi insieme, al Centro Studi Americani di Roma, per un confronto sulla “Space Economy” nazionale, il titolare del Mise Carlo Calenda, e la titolare del Miur Valeria Fedeli, con il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, ed il coordinatore dell’Autorità nazionale responsabile per il Prs (Public Regulated Service) del Programma Galileo, Paolo Puri. Vedere “il Mise ed il Miur allo stesso tavolo per affrontare le strategie delle attività spaziali italiane è una rivoluzione epocale” ha commentato la ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, parlando con l’Adnkronos a margine dell’incontro moderato dalla giornalista Maria Latella. Dal responsabile dello Sviluppo economico è arrivata un’altra conferma dell’interesse del Governo a spingere il settore spaziale.
“Abbiamo già pronti fondi per 500milioni di euro che metteranno in moto 1 miliardo di euro di investimenti per le industrie” e “la nostra time line” per l’assegnazione – 360 milioni stanziati dal Cipe nel 2016, più i 140 milioni dalle Regioni – “è a otto mesi da oggi” ha evidenziato Calenda. Fedeli e Calenda hanno quindi intrecciato le proprie strategie e policy con i Ceo delle più importanti realtà italiane industriali dell’aerospazio: l’ad di Avio, Giulio Ranzo, di Thales Alenia Space Italia, Donato Amoroso, e di Telespazio, Luigi Pasquali, direttore del settore Spazio di Leonardo. Dunque un territorio tutto da arare quello della Space Economy nazionale. “Bisogna però fare sistema per affrontare la competizione internazionale”, ha segnalato il presidente dell’Asi, Roberto Battiston, aperta da “imprenditori visionari come Elon Musk” che con la sua Space X ed il suo razzo Falcon 9 punta a viaggi commerciali in orbita, “o come Richard Branson”, fondatore della Virgin Galactic e boss del turismo spaziale.
Persone come loro, ha osservato, “la pensano diversamente da noi italiani e da noi europei”. Se vogliamo “dare un valore aggiunto” in questa competizione spaziale, “dobbiamo fare sistema” ha ribadito il capo dell’Asi. Sul tavolo della discussione, Battiston ha portato anche l’esperienza di Planet.com, “è un’azienda -ha detto- che sta cambiando il modo di osservare la Terra, un modo privatistico”. Planet.com, ha rimarcato il numero uno dell’Asi, “ha portato in orbita circa 80 satelliti, per un valore di quasi 30mila euro a satellite, ed ora danno le immagini a chi vogliono”. Lo scenario internazionale portato da Battiston non parla, quindi, solo della scienza fatta dalla Nasa o delle attività delle agenzie spaziali europee: parla di business.
“Noi come Avio competiamo e combattiamo sul mercato con visionari come Elon Musk: a volte perdiamo ma a volte vinciamo” ha detto senza mezzi termini il Ceo di Avio, Giulio Ranzo, che sta commercializzando i lanci del razzo Vega, il lanciatore europeo realizzato negli stabilimenti di Colleferro e che parla molto italiano. “La quotazione in Borsa di Avio -ha riferito il Ceo- è una buona notizia, ci consentirà di competere sul mercato anche con investimenti privati“. Il gioco, ha riferito Ranzo, “si basa prima sul prezzo e l’affidabilità, quindi sull’accuratezza con cui si posizionano in orbita i satelliti: Google ha scelto noi, e non un razzo Usa, per portare nello spazio i suoi mini satelliti SkySat”. Dallo spazio, ha ricordato Ranzo, “si possono monitorare le fabbriche e la loro produzione, i campi profughi, le navi in mezzo al mare, i container carichi di merci. Dallo spazio ora possiamo ricevere il segnale per collegarci a Internet come fosse il WiFi di casa”. E non è un caso, ha rilevato il Ceo di Avio, che “una grande banca ha mandato in orbita il primo satellite di un istituto di credito per capire gli effetti del clima che influenzano l’economia: serve per capire come si muoverà l’economia mondiale e in quale direzione indirizzare gli investimenti”.
Con i satelliti, ha rivelato l’ad di Avio, “abbiamo anche scoperto che la Cina sta costruendo piccole fabbriche sui reef e alcuni atolli” e “lo stesso sta facendo il Vietnam”. Insomma, davvero praterie tutte da conquistare. E l’Italia dello spazio si sta muovendo. “La Space Economy italiana è avviata, sostenuta dall’impegno del Mise, del Miur, di Asi e della Cabina di regia di Palazzo Chigi” ha assicurato il Ceo di Telespazio, Luigi Pasquali, direttore del settore Spazio del colosso aerospaziale Leonardo. “C’è l’intenzione del Governo di iniettare risorse nelle attività spaziali ed il 2016 è un anno da registrare come al di sopra delle aspettative” ha osservato il manager. “Per anni abbiamo spinto sullo sviluppo di tecnologie innovative per lo spazio, ora -ha aggiunto- dobbiamo dare la spinta a usarle, ora diventiamo ‘consumatori’, cioè produciamo sviluppo” e “noi come Telespazio sviluppiamo servizi dallo spazio”. La Cabina di regia di Palazzo Chigi, ha assicurato il coordinatore Paolo Puri, “ha colto il segnale che veniva dalle industrie”. “Fare sistema? Io ci ho provato e l’ho fatto e la risposta è stata positiva” ha assicurato Puri dell’Autorità nazionale responsabile per il Prs del programma Galileo. Al tavolo, ha riferito Puri, oltre a Mise e Miur, “si sono seduti ministeri come il Mibact ed il Mipaaf: non lo immaginavano ma si sono resi conto delle importanti applicazioni dei dati da satellite per le loro attività”. Di tempi e velocità di azione ha infine parlato il Ceo di Thales Alenia Space Italia, Donato Amoroso: “Rispetto ai visionari come Musk e Branson che rompono gli schemi, abbiamo una certa inerzia”. “La competizione si sta allargando, dobbiamo avere una visione di prospettiva” e, ha tagliato corto, “accelerare“.