Neonata iraniana rischia la vita: consentito l’ingresso negli Stati Uniti

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La sua storia ha commosso tanti, diventando il simbolo delle implicazioni del ‘travel ban’ voluto dal presidente Usa Donald Trump. Ma Fatemeh Reshad, la bimba iraniana di quattro mesi che ha bisogno di un intervento chirurgico al cuore che dovrebbe salvarle la vita, ce l’ha fatta e dopo essere rimasta bloccata senza potere entrare negli Stati Uniti, adesso potrà farsi curare in America. Ad attirare l’attenzione su Fatemeh, era stata ieri la parlamentare Suzanne Bonamici, che prendendo la parola alla Camera dei rappresentanti aveva detto: “Questa è Fatemeh. Non è una terrorista. È una bambina di quattro mesi che ha immediato bisogno di un’operazione chirurgica a cuore aperto” e “i suoi genitori volevano disperatamente le migliori cure per lei, così avevano pianificato di portarla dalla loro casa in Iran a Portland, in Oregon, in uno dei migliori ospedali di chirurgia pediatrica per il cuore”. L’ok all’ingresso negli Stati Uniti per motivi medici della bimba è giunto nella notte e ad annunciarlo è stato il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che per portare avanti la causa della famiglia ha lavorato insieme all’International Refugee Assistance Project. La bimba doveva recarsi lo scorso fine settimana con i genitori a Portland, in Oregon, per vedere un medico, ma era rimasta bloccata a causa del ‘travel ban’ introdotto da Trump: al momento della firma dell’ordine esecutivo la famiglia stava per viaggiare per Dubai, per poi recarsi negli Usa, ma il tutto era saltato. Uno zio della piccola Fatemah, Sam Taghizadeh, che vive negli Stati Uniti da 13 anni, spiega all’emittente KPTV che la bimba aveva ottenuto un appuntamento per giorno 5 febbraio mattina, ma “all’ultimo minuto era stato cancellato tutto”. L’angoscia dei genitori è terminata nella notte di venerdì, prima ancora che un giudice federale di Seattle bloccasse il decreto di Trump a livello nazionale: Cuomo ha annunciato che alla neonata era stata garantita un’esenzione dal decreto, che le avrebbe dunque permesso di entrare negli Usa, e ha spiegato di avere garantito assistenza legale alla famiglia della bimba e che i medici del team di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Mount Sinai di New York hanno acconsentito a curare e operare la neonata gratuitamente. Non è chiaro però se l’operazione si terrà in Oregon, come inizialmente pianificato, oppure se la famiglia accetterà l’offerta del Mount Sinai nello Stato di New York.

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