Sant’Agata appare in numerose tele e raffigurazioni. Ma quali sono le sue rappresentazioni iconografiche? Spesso la troviamo nella stessa posa della conterranea Santa Lucia, con la palma del martirio in una mano, mentre con l’altra regge un piatto o vassoio su cui si trovano le mammelle recise, attributo principale della Martire. Qualche volta compare lo strumento del martirio, le tenaglie. Se da sole, occorre controllare che esse non trattengano un dente… nel qual caso si tratterà di Sant’Apollonia, martirizzata cavandole i denti e per questo patrona di dentisti e di chi soffre di mal di denti. Altri caratteri e attributi di Sant’Agata: braciere con carboni ardenti o un fuoco da legna; una torcia o uno strumento in legno, forse impiegato per la tessitura, ai suoi piedi; il vulcano Etna in eruzione con la città di Catania sullo sfondo. A volte la torcia diventa un cero, simbolo della potenza del fuoco.
Vi può anche essere la presenza di un libro, come testimonianza del Vangelo. Molto probabile la presenza di un giglio, mentre la palma può essere sostituita o accompagnata dalla corona di rose, retta da angeli. Sant’Agata, in Italia, è patrona di 44 comuni, dei quali 14 portano il suo nome. Il titolo più antico di patrona lo detiene Catania in cui la devozione è fortemente radicata ed il suo nome invocato a gran voce, implorato, glorificato. La sua “A”, sormonta il monumento principale della città, l’elefante Eliodoro, simbolo di Catania. Un’altra “ A ” si staglia nella pietra sulla facciata del Palazzo municipale, una campeggia al centro dello stemma civico, un’altra al centro del gonfalone dell’Università. All’estero la Santa è compatrona della Repubblica di San Marino; è compatrona anche di Rabat, i cui abitanti hanno individuato nelle “ catacombe di sant’Agata ” il punto preciso in cui si nascose per alcuni giorni. In Spagna Agata è la patrona di Villalba del Alcor, in Andalusia, dove esiste un simulacro rivestito di preziosi broccati. Sant’Agata è venerata anche a Jena, in provincia di Valencia, mentre a Barcellona le è stata dedicata la cappella del Palazzo reale, dove i re cattolici ricevettero Cristoforo Colombo di ritorno dalla scoperta dell’America. Nella provincia di Segovia, sempre in Spagna, ogni anno, il 5 febbraio viene eletta una sindachessa e quel giorno nella cittadina lo scettro del potere è affidato soltanto alle donne.
In Portogallo sant’Agata (in portoghese Agueda) è patrona di una cittadina che porta il suo nome, nella provincia di Coimbra. In Germania è patrona di Aschaffemburg. In Francia molte sono le località sotto il patronato di Agata: a Le Fournet, una città immersa nei boschi della Normandia, nello stemma cittadino, in onore della santa, sono raffigurate la palma, simbolo del martirio, e la tenaglia, strumento con cui venne torturata. In Grecia molte località portano il nome di Agata e la santa si invoca per scongiurare i pericoli delle tempeste. In Argentina, dove è la protettrice dei vigili del fuoco, le è stata dedicata la cattedrale di Buenos Aires. In diversi altri punti del pianeta ci sono luoghi di venerazione agatini, persino in America, dove esistono una Sainte Agathe des Monts nel Québec e una Sainte Agathe en Monitoba presso Winnipeg, in Canada. Ma anche in India, a Viayawala, c’è un santuario a lei dedicato. Stabilire quanti sono in tutto il mondo i luoghi di culto e i devoti di sant’Agata è un’impresa forse impossibile.Un tempo sant’Agata era considerata protettrice dei fonditori di campane e degli ottonai. Questa tradizione nacque, secondo alcuni, perchè, quando scoppiavano calamità, era consuetudine suonare le campane.
Quindi la santa, solitamente invocata contro le calamità, fu nominata protettrice di coloro che realizzavano gli strumenti utilizzati per dare l’allarme. Ma, secondo altri, la protezione era invocata dagli stessi fonditori affinché la vergine catanese proteggesse la fusione e la perfetta riuscita delle campane. La venerazione di Sant’Agata come patrona dei tessitori nasce da una leggenda che ha trasformato Agata in una sorta di Penelope cristiana. Secondo la leggenda Agata, per allontanare le nozze con un uomo molesto e odioso, sicuramente lo stesso Quinziano, lo avrebbe convinto ad aspettare che fosse terminata una tela che ella stava tessendo. Ma, come faceva la moglie di Ulisse con i Proci, Agata di giorno tesseva e di notte scuciva, cosicché la tela non fu mai ultimata. La devozione per sant’Agata, protettrice contro i pericoli del fuoco, si diffuse durante il Medioevo. In quell’epoca si diceva che se la santa proteggeva contro il fuoco di un vulcano, a maggior ragione poteva difendere contro tutti gli incendi.
La prerogativa di allontanare il fuoco ha diffuso il culto di sant’Agata oltre i confini nazionali. Per esempio a Lione, in Francia, i contadini il 5 febbraio fanno benedire un pane che scagliano contro le fiamme in caso di incendio. Sempre durante il Medioevo si diffuse la credenza che sant’Agata proteggesse anche contro qualsiasi altra calamità naturale: inondazioni, bufere, epidemie e carestie. Sempre più donne si rivolgono oggi a Sant’Agata, che fu martirizzata con l’amputazione delle mammelle, per scongiurare le malattie e i tumori al seno e, più in generale, contro tutte le malattie femminili. Sant’Agata, inoltre, protegge le puerpere che hanno male al seno e le gestanti che a lei si rivolgono per ottenere un parto felice e la grazia di allattare personalmente i propri figli. Diversi i proverbi sulla Santa. Tra questi: “Sant’Agata (5 febbraio), conduce la festa a casa”; “Sant’Agata (5 febbraio): la terra rifiata e la merenda è ritrovata” mentre un proverbio catanese, ispirato al furto del tesoro e delle sacre reliquie (poi in parte recuperati) avvenuto nel 1890, recita :” Doppu cà a S.Aita a rubbaru ci ficiru i potti di ferru “(Dopo che sant’Agata è stata derubata, è stata protetta con porte in ferro)…proverbio usato a Catania per indicare i rimedi postumi e ormai inutili.