Tecnologia: vecchi giocattoli, un trend in crescita

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I giochi tradizionali continuano a esercitare il loro fascino nell’era dei ‘balocchi’ tecnologici. Dalle piste per trenini alla Barbie, bambola icona di bellezza dal 1959, al Monopoli e al Risiko, i divertimenti ‘classici’ sembrano non conoscere crisi e, stando alle indagini di mercato, si difendono bene dall’imperversare di videogames e app destinati ai piccoli. Dai dati di ‘Npd Retail Tracking Toys Italy’ si evince – spiega Sandra Fiore sull?Alamanacco della Scienza del CNR – che il trend delle vendite del giocattolo tradizionale è aumentato del 5% nel 2016 rispetto all’anno precedente, una stima interessante visto che il settore nel nostro Paese ha ricavi pari al miliardo e 800 mila euro (stima di Assogiocattoli 2016 sulla base di Ndp).

“Sono numeri importanti che confermano il continuo interesse per questo settore: parliamo di circa 7.200 imprese attive nel settore giocattoli, con oltre 18 mila addetti in Italia”, spiega l’economista Antonio Coviello, dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Cnr di Napoli. “Proprio la città di Napoli è prima con 879 imprese, il 12,2% del totale italiano, seguita da Roma con 570 imprese (7,9%), Milano con 416 (5,8%) e Torino (3,3%). Per quanto riguarda gli addetti: Milano ne conta oltre 4.000, con un peso del 22,4% sul totale nazionale, ed è prima in Italia, seguita da Napoli con 1.469 (8%), Roma con oltre 1.000 addetti (5,6%) e Macerata (3%). Si pensi che la Lombardia conta circa 1.000 imprese specializzate nel settore dedicato ai più piccoli, tra produzione e commercio (fonte: elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Registro imprese al terzo trimestre 2016 e 2015 e Istat al secondo trimestre 2016 e 2015)”.

Tra gli ‘oggetti’ del desiderio, resistono, ad esempio, le costruzioni, come i Lego, un passatempo, utile secondo alcuni studi a sviluppare una mente scientifica e una percezione visivo-spaziale. Se si passa ai bambolotti, ancora molto richiesti, la sfida di restare al passo con l’Ict li ha resi sempre più simili a veri bebè, grazie a microchip che ampliano le loro funzioni. Accanto alla ‘bambola–figlia’ da nutrire e accudire, sugli scaffali dei negozi non manca l’intramontabile Barbie, la più venduta al mondo, modello sempre attuale di bellezza e di ragazza emancipata, interprete delle evoluzioni culturali della società nell’arco di quasi 60 anni, tanto da essere celebrata in una mostra che ha toccato le principali città italiane.

Se i corridoi di centri commerciali abbondano di prodotti elettronici passione dei ‘nativi digitali’, un fenomeno sempre più diffuso, complice anche la crisi economica che induce a recuperare il recuperabile, è quello dei mercatini on line dei giocattoli usati e delle botteghe che riparano bambole, trenini, macchinine e i tradizionali giochi. Si va dai portali di collezionisti che offrono un servizio di riparazione a distanza o scambiano giochi fuori produzione, a quelli che aiutano a ritrovare qualche mattoncino indispensabile per ultimare un Lego, ai laboratori – ce ne sono ad esempio a Milano, Roma e Napoli – dove tra arti, imbottiture e stoffe le bambole dismesse tornano a nuova vita.

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